Storia universale, 35 voll, Volume 1

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Page 285 - Quem de visceribus traxerat ipsa suis : Si qua fides, vulnus quod feci, non dolet, inquit; Sed quod tu facies, id mihi, Pâte, doletb.
Page 291 - E però l' ale a' piedi mi mantengo, Acciò nel corso mio ciascuno abbagli. Gli sparsi miei capei dinanzi io tengo ; Con essi mi ricopro il petto e 'l volto, Perch' un non mi conosca quando io vengo. Dietro dal capo ogni capel m' è tolto, Onde in van si affatica un, se gli avviene Ch'io l'abbia trapassato, o s'io mi volto.' ' Dimmi : chi è colei che teco viene ? ' ' E Penitenza ; e però nota e intendi : Chi non sa prender me, costei ritiene.
Page 291 - Drieto dal capo ogni capei m'è tolto onde invan s'affatica un, se gli avviene ch'i' l'abbi trapassato o s'i' mi volto. Dimmi: chi è colei che teco viene? È Penitenzia: e però nota e intendi: chi non sa prender me, costei ritiene. E tu, mentre parlando il tempo spendi, occupato da molti pensier vani, già non t'avvedi, lasso! e non comprendi com'io ti son fuggita tra le mani.
Page lvii - Le cantilene udite da' suoi parenti, la madre le ricanta a' suoi figliuoli : questi le insegnano ai nipoti. Quando viene l'uomo letterato e se le fa ripetere, e le ferma in caratteri scritti, chi può dire per quante bocche sieno già passate quelle cantilene? chi riconoscere tutte le modificazioncelle che vi possono avere apportate?
Page 315 - Hic ego qui jaceo, tenerorum lusor amorum, Ingenio perii Naso poeta meo. At tibi, qui transis, ne sit grave, quisquis amasti, Dicere : Nasonis molliter ossa cubent.
Page xliii - ... e del popolo che la rivela. I canti popolari, disse Herder, sono gli archivi del popolo , il tesoro della sua scienza , della sua religione, della teogonia e cosmogonia sua, della vita dei suoi padri, de...
Page 301 - Lumine Aeon dextro, capta est Leonilla sinistro, Et potis est forma vincere uterque Deos ; Blande puer, lumen quod habes concede sorori, Sic tu caecus Amor, sic erit ilia Venus.
Page 230 - De' mortali i bisogni , e come in essi Stupidi pria, senno e intelletto io posi Né io dico perch' io di lor mi lagni ; Ma per mostrar quanto io nutrissi affetto Per lor , che prima non vedean vedendo , Non udivano udendo , somiglianti Alle larve de' sogni , e da gran tempo Invan mescendo stoltamente il tutto.
Page 231 - Fossero, e nel durar sjravi fatiche Succedessero a lui : docili al freno Fatti ho i cavalli, e li condussi al cocchio, Pompa d'alta opulenza: ed io, non altri, I velivoli carri ondivaganti De
Page 318 - Si memini, fuerant tibi quattuor, Aelia, dentes: expulit una duos tussis et una duos.

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