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Devo però avvertire che, per diminuire la mole del volume e per non riuscire troppo tedioso, mi son fatto lecito di sopprimere, nelle carte meno importanti, le frasi insignificanti, ripetute invariabilmente dai notai nei loro instromenti. Quindi le lacune che vi si incontrano, rappresentate da tratti punteggiati, esistono solamente nella mia trascrizione; ed allorquando il documento stesso è deficiente, non ommisi di farne speciale menzione.

Non voglio infine tacere di una leggera infrazione alla propostami fedeltà nella trascrizione dei documenti; tale infrazione consiste nella sostituzione del v all' u e viceversa, uniformandomi all'uso moderno di queste lettere.

Le mie investigazioni storiche si comporranno di tre parti, divise a loro volta in parecchi capitoli.

La prima parte si raggirerà intorno alla storia delle certose di Losa, di Montebenedetto, di Banda e di Avigliana.

La seconda parte avrà per oggetto le vicende delle certose di Belmonte e di Mombracco.

La terza parte narrerà la storia della certosa di Torino-Collegno.
Torino, 25 marzo 1893.

FRANCESCO SAVERIO
PROVANA DI COLLEGNO.

PARTE PRIMA

LE CERTOSE DI LOSA, MONTEBENEDETTO, BANDA ED AVIGLIANA

SOMMARIO.

CAPITOLO PRIMO.

Losa e Montebenedetto nel duodecimo secolo.

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Donazione Donazione

Introduzione dell'Ordine Certosino nella valle della Dora Riparia. del conte Tommaso I a santa Maria di Losa, delle montagne d'Orgevalle. del luogo detto Losa dallo stesso conte Tommaso ai Certosini. Favori conceduti dal monastero di san Giusto di Susa alla certosa di Losa. L'imperatore Enrico VI benefica quella certosa. Decreto del vescovo di Torino col quale prende quel monastero sotto la sua protezione. Esenzioni dai pedaggi accordate dalla contessa d'Albon, dal vescovo di Moriana e dal marchese di Monferrato alla certosa di Losa. - Decreto del conte Tommaso per confermare un placito della sua curia nell'interesse della suddetta casa. Donazioni di valle Orseria e di monte Benedetto dal conte Tommaso a Losa, Donazione del conte Tommaso a Losa dell'alpe Civina; conferma del monastero di S. Giusto. I visconti di Baratonia; i signori di Reano; loro donazione alla certosa di Losa; conferma dell'abbate di S. Giusto e del conte Tommaso. Convenzioni diverse della certosa col signore di Reano ed altri. Soppressione della certosa di Losa; informazioni inesatte di Samuele Guichenon a quel riguardo.

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Non era ancora trascorso un secolo dalla morte del fondatore dei Certosini, S. Brunone (1101), allorchè alcuni membri di quell' austero sodalizio, varcato il Monginevro ed usciti dal Delfinato, posero la loro sede nella valle della Dora a breve distanza dalla città di Susa.

Questo fatto ci è rivelato da un atto compiuto con grande solennità dal conte Tommaso I di Moriana (1), descritto in una pergamena (2), la quale, sebbene deficiente in alcune parti, permette tuttavia di constatare il luogo ove giaceva quel primitivo cenobio e l'epoca approssimativa della sua origine. Supplisce in parte alle lacune dell'accennato documento una trascrizione abbreviata dei primi anni del XIV secolo (Documenti 1 e 2). Ecco il riassunto d'ambedue.

Tommaso, conte di Moriana e marchese in Italia, assistito dal suo tutore, il marchese di Monferrato, fece donazione a Dio ed alla chiesa di Santa Maria della Losa, nelle mani di frate Amartino, di frate Pietro de Paissin,

(1) Tommaso, figlio di Umberto III il Beato, nato il 20 maggio 1178 nel castello di Carbonara presso Aiguebelle, morto il 1 marzo 1233: sepolto a S. Michele della Chiusa. Sposó Beatrice Margherita di Ginevra, morta l'8 aprile 1257. Succedette al padre il 4 marzo 1189 rimanendo sotto la tutela di Bonifacio marchese di Monferrato.

(2) Originale, munita ancora del cordoncino da cui pendeva il sigillo.

di frate Vincenzo e di frate Pietro Costanzo di Sant'Ambrogio, di tutto il diritto che aveva nelle montagne d' Orgevalle dal rivo d'Emenone sino ai confini di Commonzio (Chiomonte).

L'atto fu stipulato nel chiostro di S. Giusto a Susa il 15 giugno 1189 coll' autorizzazione della Curia del conte Tommaso e coll' assistenza degli abbati di Breme, di Pinerolo, di Stefano, abbate eletto di Susa, di Iboldo abbate di S. Giusto e di parecchi altri personaggi.

Esaminiamo partitamente questo prezioso documento, sconosciuto, a quanto credo, agli storici che si occuparono in qualsiasi modo delle patrie vicende, o dell'ordine Certosino.

La Carta, invero, non accenna in modo alcuno alla religione fondata da S. Brunone; non può dubitarsi però che ad essa appartenessero i frati ivi nominati come ognuno si persuaderà ponendo mente a ciò che si verrà narrando nelle pagine seguenti (1).

La donazione è fatta dal conte Tommaso alla chiesa di Santa Maria della Losa; presuppone quindi che già esistesse questa chiesa, edificata forse dagli stessi certosini. Riguardo alle indagini circa il luogo ove sorgeva questo sacro edifizio è naturale il pensare che sia da cercarsi entro i confini delle montagne date dal conte di Moriana ai religiosi certosini.

Questi confini sono segnati dal rivo d'Emenone per un lato e dal territorio di Commonzio per l'altro lato. Il nome di Menone, Emenone, occorre sovente nei documenti di quel tempo col significato di una terra che aveva il suo proprio territorio: se ne parla in una carta del 2 novembre 1211 ove è menzionato « Fargilius habitator Menoni » (Mon. Hist. Patr., Chart. I, col. 1178). Anche in due scritture del 29 maggio 1197 (V. Doc. 12, 14), relative alla valle Orseria, la stessa probabilmente dell'Orgevallis, sono nominati i campi, il monte ed il rivo di Menone, Menons: anzi in una di queste due scritture si legge: « sicut rivus dividit montem de Mathiis et de Menonis »; dunque Mattie e Menone erano vicini.

Il comune di Mattie, situato a breve distanza da Susa, giace ai piedi della montagna che sta sulla destra della Dora e confina a ponente col territorio di Meana, a notte con quello di Susa e di Bussoleno, a levante col territorio di S. Giorio. Non esiste più nelle vicinanze di Mattie un comune o villaggio col nome di Menone, ma se ne trovano le vestigia in una delle sue frazioni chiamata Menusio, Menosio, segnata nella carta topografica dello Stato maggiore Sardo (2) in quella parte del territorio di Mattie che si estende verso ponente. Nel T. 10 del Dizionario geografico pubblicato dal Casalis, alla pag. 281 si legge che la principale borgata del comune di Mattie è appellata in vecchie scritture « Villa Menosii », e che si crede formasse dessa anticamente un comune separato da Mattie (3).

(1) La designazione dell'ordine certosino, taciuta nella carta del conte Tommaso, è poi espressa in chiari termini nel transunto abbreviato sovra menzionato colle parole << dedit nobis... domum nostram » (V. Doc. 2).

(2) La carta topografica degli Stati Sardi in terraferma in 91 fogli, alla scala da 1 a 50 mila, fu pubblicata dallo Stato maggiore militare Sardo nel 1852. Il foglio di Susa, che comprende la valle della Dora da Exilles a Villarfocchiardo, porta il n. 44.

(3) Riguardo a Menone trovo nel SACCHETTI (Memorie della Chiesa di Susa) quanto segue: pag. 87: « Menone ora Menosio »; pag. SS': « La villa di Menone, che che si fosse

Il rivo « Emenonis » vien cercato invano sull'anzidetta carta topografica, ma mi sembra al tutto naturale il ritenere che fosse designato sotto quel nome il rivo che costeggia la frazione Menusio, indicato nella carta topografica col nome di Rivo Puntet.

L'altro limite delle montagne d' Orgevallis è rappresentato nella donazione del conte Tommaso dai confini di Commonzio ossia Chiomonte. Questi confini, che limitavano pure da quella parte lo Stato di Savoia, giacchè Chiomonte col suo territorio e la parte superiore di Valdora, appartenevano al Delfinato (1), erano poco più, poco meno quegli stessi che veggonsi segnati sulla sovranominata carta topografica con una linea punteggiata, la quale, partendo dalla sponda destra della Dora a levante di Chiomonte, sale in linea quasi retta alla « Punta del Mezzodì »; questa sommità fa parte della catena di montagne che dividono l'una dall'altra le valli della Dora e del Chisone.

Il rescritto del conte Tommaso descrive solamente i confini dai lati di levante il rivo Emenonis », e dalla parte di ponente « fines Commontii ». A mezzodì la regione data ai Certosini di Losa era limitata, senza dubbio, dalla sommità delle montagne, lungo il fianco settentrionale delle quali si estendeva la regione Orgevalle; e ciò perchè la cresta di quei monti segnava pure il confine tra gli Stati del conte Tommaso ed il Delfinato. A mezzanotte il limite della suddetta regione era probabilmente da collocarsi là dove cessavano le terre coltivate nei territori di Mattie, di Menone, di Meana e di Susa, alla quale città apparteneva ciò che ne fu smembrato assai più tardi (nel 1623) per formare il comune di Gravere (2) (V. CASALIS, Diz. geogr., T, 8. p. 246; e SACCHETTI, Memorie della Chiesa di Susa, p. 38).

In quella regione alpina, che si estende dal rivo di Menone, ossia Puntet, ai confini di Chiomonte, non esiste, ch'io sappia, una località chiamata « Orgevallis» mi sembra però di non errare ravvisando in « Orgevallis » un sinonimo di «< Orseriae vallis ». Questa presunzione appoggiasi prima di tutto al fatto che nella regione contemplata dalla donazione del 15 giugno 1189 era verso quell'epoca, e si riscontra ancora oggidì una valletta chiamata Orsiera: essa fu l'oggetto di altre donazioni del conte Tommaso a favore dei Certosini l'anno 1197, ed i termini entro cui è designata in tali donazioni poco si differenziano da quelli indicati nella concessione d'Orgevallis (V. Doc. 12 e 14). Se consultiamo il foglio già citato della Carta topografica, troviamo a ponente della valletta, per cui scorre il rivo Puntet, un'altra valletta ove giacciono le « Capanne dell'Orziera » ed ove scorre il rivo « Orziera »: superiormente poi veggonsi il colle ed il monte dell'Orziera. Noto ancora che nella parte

allora e che forse facesse territorio separato, oggigiorno non costituisce che una piccola ed ignobile borgata, e membro dipendente dalla comunità di Mattie. » Menone è nominato in una carta del 5 marzo 1212 (Mon. Hist. Patr., Chart. I, col. 1183), ed in altra del 2 gennaio 1235 (Arch di Stato, sez. 12: Abb. di S. Giusto, mazzo 2). In questo atto il conte Amedeo, confermando la permuta fatta da Tommaso suo padre (5 marzo 1212), definisce più minutamente i confini di Mattie e di Menone.

(1) CASALIS, Dizion. Geogr., t. 20 (Susa), pag. 651; t. 13 (Oulx), pag. 698. Il Delfinato estendevasi nella valle della Dora fino a Chiomonte inclusivamente e nella valle del Chisone fino al territorio di Perosa esclusivamente.

(2) Gravere, comune sulla destra della Dora, a libeccio ed a poca distanza da Susa.

superiore del territorio di Chiomonte la stessa Carta topografica colloca le Grangie e la Comba dell'Ourziera. Sebbene questa località stia fuori dei limiti della donazione d'Orgevalle, dal suo nome è lecito arguire il fatto ammesso generalmente e provato anche con documenti (1), che la regione compresa fra il rivo di Menone ed i confini di Chiomonte era infestata dagli orsi, e meritava perciò il nome di Orgevallis od Orserievallis.

Poco cammino ora ci resta a percorrere per trovare il sito ove giaceva la chiesa di S. Maria di Losa: difatti, esaminando le varie località segnate sulla anzidetta Carta topografica nella suddescritta regione, si riscontra nella parte superiore del territorio di Gravere, all'altezza ivi segnata di 1200 metri sul livello del mare, le « Grange della Losa », e lì presso la « Madonna » coll'indicazione di una chiesa o cappella. Leggesi poi nel T. 8, pag. 246 del già citato Dizionario geografico, articolo « Gravere » : « Sull'altura detta della Losa vedesi una chiesetta sotto l'invocazione di S. Anna: fu ricostrutta a spese del Governo nel 1817: anticamente era posseduta dai Certosini che vi avevano celle in buon numero. Ivi dappresso, la Comunità fece edificare un oratorio dedicato a N. D. delle Grazie, alla cui festa, che si celebra nel dì 26 luglio, accorrono più di mille forestieri (2). »

Quest'atto di donazione, compiuto dal conte Tommaso pochi mesi dope essere succeduto al padre suo nel governo dell'avito retaggio, volle egli circondare delle maggiori solennità, quali sono la sanzione del Consiglio o Curia del conte medesimo e la presenza degli abbati di tre celebri monasteri, S. Pietro di Breme, S. Maria di Pinerolo e S. Giusto di Susa (3), i quali col marchese di Monferrato (4), con cinque consiglieri ed altri distinti personaggi apposero la loro sottoscrizione all'atto suddetto. Vi comparisce pure un «.....deputeo electus abbas secusie », del quale non saprei guari qual cosa dire. A Susa non esisteva altra abbazia che l'anzidetta di S. Giusto, fondata l'anno 1029 dal marchese Olderico Manfredi, padre della contessa Adelaide di Torino, uffiziata dai Benedettini. L'altra chiesa di Susa, che rivaleggiava per dignità con quella di S. Giusto, la Pieve di S. Maria, alla quale Cuniberto, vescovo di Torino (1046-1080) riconobbe la dignità di antica chiesa battesimale e penitenziale nell'atto con cui il 30 aprile 1065 ne faceva dono alla congrega

(1) Addi 30 gennaio 1307 la Certosa di Montebenedetto ed i signori di Villarfocchiardo stipularono un compromesso relativamente al quarto degli orsi, caprioli, camosci, cinghiali ed altri grossi animali selvatici presi nella montagna di Montebenedetto. Docum. 84.Questa certosa situata sopra Villarfocchiardo e succeduta a quella di Losa, continuò a possedere anche valle Orseria, poco distante da Montebenedetto.

(2) Forse il Casalis, a cui sfuggono non rare confusioni, scambiò i nomi di S. Anna e della B. V. delle Grazie, giacchè addì 26 luglio cade la festa di S. Anna, mentre la B. V. delle Grazie si festeggia il 1° giugno: quindi l'antica chiesa starebbe sotto l'invocazione della Madonna, come ci informa la donazione del 15 giugno 1189.

(3) L'anno 1189 era abbate di S. Maria a Pinerolo Guglielmo primo; ebbe per successore Aicardo nel 1193. (Serie cronologica dei Cardinali, Arciv., Vesc., Abbati, ecc., di Monsig. Franc. Agost. della Chiesa, pag. 250).

Il monastero di S. Giusto di Susa era governato da Hyboldo, Uboudo od Ubbodo, il quale nel 1177 fece come tale una vendita di ragioni del monastero nel territorio d'Almese (vedi infra a pag. 214); ed il 26 febbr. 1197 fu presente alla conferma degli statuti di Susa dal conte Tommaso e dalla contessa Beatrice sua consorte. (Mon. Hist. Patr. Leges Municipales, col. 5-8).

(4) Bonifacio I, figlio del marchese Guglielmo IV.

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