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Reipublicae vestrae in hanc sacram B. Petri sedem voluntas et per» petua devotio, quam quorumdam prava consilia, qui suam pontificii juris peritiam venditantes, sententiis suis opinionem vestram aluerunt in ca controversia nihil vos nisi aequum bonumque defendere. Hi ni» mirum homines, ut saecularem potestatem sibi per assentationem de» mereantur, ab justo et pio desciscere etiam non verentur officio, cujus » vinculis ex ipso genere vitae, quam profitentur, praecipua quadam ra» tione Ecclesiae et Apostolicae Sedi oportet esse devinctos. Verum Deo gratulamur, maluisse vos pietati vestrae, quam ejusmodi hominum assentationibus dociles aures praebere; et statuisse tandem, arbitrio ■ Nostro controversia omni praemissa, in eo, quo rempublicam vestram » Romani Pontifices complexi sunt, paterno perpetuoque amore conquie»scere. Itaque si quanta sit animi nostri moderatio, quantus justi amor, » quanta diligentia, ut suum cuique jus tribuamus, consideraveritis, facile » vobis, dilecti filii nobiles viri, persuasum erit, numquam Nos fuisse »> istius Ecclesiae, quod tuebamini juspatronatus impugnaturos, si indulto, quod a fel. rec. praedecessore Nostro Benedicto XIV impetrastis, juris» patronatus concessionem contineri cognovissemus. Ea fuit igitur et est Nostra opinio, privilegium trium proponendorum, ex quibus unus a ⚫ Nobis Nostrisque Successoribus eligatur, a vera juris patronatus natura >> longissime abesse; ac propterea privilegium illud et juspatronatus di» versissimos parere effectus, juxta juris communis regulas, et hujus S. >> Sedis perpetuum usum et constantissimam consuetudinem. Quamobrem, qui memoratum indultum vobis praestare velimus incolume, ex tribus, quo Nobis proposuistis, quamprimum illum eligemus, qui uti>> lissimus isti Ecclesiae, patriaeque vestrae splendori Nobis videbitur aptissimus, eodemque tempore jure Nostro utemur reservandi super » fructibus istius meusae archiepiscopalis moderatam pensionem, illa aequitate adhibita, ut novo antistiti suppetat, quo sibi queat et dignitatis » suae cultui et pauperibus providere. Denique omni asseveratione vobis » affirmamus, dilecti filii nobiles viri, ad praecipuam benevolentiam, qua » semper rempublicam vestram sumus complexi, magnum ex hoc vestro, quod modo erga Nos ostendistis, devotissimo obsequio, Apostolicae » charitati Nostrae cumulum accessisse, cujus pignus esse volumus Apo» stolicam benedictionem, quam universae Reipublicae vobisque sin» gulis, prosperrima quaeque precantes, paterno Nostri cordis affectu

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» nobilitatibus vestris peramanter impertimur. Datum Romae apud S. . Mariam Majorem sub annulo Piscatoris die IV Februarii MDCCLXIV. » Pontificatus nostri anno sexto. »

Ed in capo a tre mesi, il papa scelse tra i presentati e preconizzò per l'arcivescovato di Lucca il summentovato Gian Domenico Mausi. Ma non visse che sei scarsi anni. Mori infatti, pieno di meriti, nell'anno 1770. Nel qual anno medesimo a' 12 di marzo gli fu sostituito il lucchese MARTINO Bianchi. Era questi in Roma nel 1775, ove a' 17 di aprile fu assistente, col vescovo di Cirene, alla consecrazione del cardinale Muzio Galli a vescovo di Viterbo, celebrata dal cardinale Zelanda nella chiesa di sant'Ignazio. Visse l'arcivescovo Martino Bianchi sino all'anno 1789. Pochi mesi dopo, addi 3 agosto, fu promosso al governo della vedova chiesa FILIPPO Sardi, ch'era nato in Lucca a' 24 di ottobre 1736. Egli resse lungamente e con molta lode tuttochè in tempi difficilissimi, la chiesa affidatagli: ed ebbe successore, nell' anno 1826, il patrizio lucchese GIUSEPPE II Nobili, di Brusselles, abate decano dell'insigne collegiata di san Michele arcangelo di Lucca, e cavaliere gerosolimitano. Visse all'incirca un decennio, ed ebbe successore, il dì 11 agosto 1836, il domenicano lucchese FR. GIAN DOMENIco II Stefanelli, il quale in capo ad otto anni e mezzo, circa, il dì 20 gennaro 1845, ne rinunziò la dignità ed ottenne il titolo di arcivescovo di Trajanopoli, nelle parti degl'infedeli. A provvederne perciò la vacante sede, il papa Gregorio XVI, nel concistoro de' 21 aprile di quello stesso anno, vi promosse il canonico della cattedrale PIER-LUIGI Pera, nato in san Gennaro, borgo dell' arcidiocesi lucchese: ma, dopo un anno, poco più, di spirituale reggenza, mori agli 8 di luglio 1846. Ne rimase vedova di pastore la chiesa sino al di 5 novembre dell'anno 1849, nel quale fu eletto a possederla il bergamasco fr. GIULIO II Arrigoni, francescano dell' ordine dei minori riformati, nato a' 21 di settembre 1806. Egli n'è l'attuale arcivescovo, zelante, amoroso, prudente nel governo dell'affidatogli gregge, a cui per le sue virtù e per la sua scienza è caro oggetto di venerazione e di benevolenza. Noterò qui per curiosa erudizione, che gli arcivescovi di questa chiesa usano sino al giorno d'oggi, nelle messe pontificali, la simbolica ceremonia, che, all'intuonarsi del Gloria in excelsis Deo, si faccia bruciare in mezzo alla cattedrale un globo di stoppa di canape, preparata sopra una gratella di ferro.

Della cattedrale lucchese, dei canonici, delle prerogative e giurisdi-
zioni di essi, delle parrocchie, ond'è composta la diocesi, ho parlato
abbastanza nelle prime pagine di questo articolo. Ne chiudo per tanto la
narrazione col recare la serie progressiva dei sacri pastori, che dalla sua
fondazione sino al giorno d'oggi la governarono.

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1477. Jacopo III card. Ammannati.
1479. Nicolò II de' conti di San Donnino.
1499. Felino Maria Sandeo.

1503. Galeotto card. Franciotti.
1508. Sisto card. Gara dalla Rovere.
1517. Francesco Sforza Riario.
4546. Bartolomeo card. Guidiccioni.
1549. Alessandro card. Guidiccioni.
1600. Alessandro II Guidiccioni.
4637. Marc' Antonio card. Franciotti.
4646. Giambattista Rainoldi.
4650. Pietro IV Rota.
1657. Gerolamo card. Bonvisi.
1677. Giulio card. Spinola.
4690. Francesco II card. Bonvisi.

1700. Orazio Filippo card. Spada.
1714. Ginnesio Calchi.

1723. Bernardino Guinigi.

SERIE DEGLI ARCIVESCOVI

I. Nell'anno 1726. Lo stesso Bernardino Guinigi.

1731. Fabio card. de' conti di Colloredo.

4739. Nicolò III Lomellino de' conti di Lavagna.

1740. Fr. Tommaso Cervioni.

II.

III.

IV.

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