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ISTA TIBI, NOSTRAE DECVS O Venerabile gentis,

GRATA NIMIS POSVIT DEBITA SIGNA NEPOS.

EXCIPE VOTA LIBENS; AMPLExvs jyngere vEROS

DONEC DET PIETAS, MORS, AMOR, etura, Devs.

La sede parentina fu provveduta quindi, nel 1670, coll'elezione del bergamasco ALESSANDRO Adelasio, che nel 1712 fu susseguito dal veneziano ANTONIO II Vaira, già canonico di Cividale sino dar 1680. A lui nel 1718 venne dietro il vescovo PIETRO III Grassi, di Chioggia ed a questo, nel 1751, il bergamasco domenicano FB. VINCENZO II Mazzoleni. Era arcivescovo di Corfù sino dall' anno 1727, ove aveva dato non dubbie prove del suo pastorale zelo per la salute delle anime affidategli. A quell'arcivescovato era stato promosso di spontanea volontà del pontefice Benedetto XIII, in ricompensa delle tante fatiche sostenute per l'addietro, nei difficili incarichi, che gli erano stati appoggiati. Anzi, per maggiormente mostrarne la stima e la benevolenza, il pontefice stesso avevalo consecrato. Alla sede vescovile di Parenzo; conservando per altro, com'è costume, anche il titolo di arcivescovo; fu trasferito il dì 18 giugno del suindicato anno 1751. Ne prese il possesso per procura, il dì 8 settembre dell'anno stesso, ed il giorno 25 del successivo novembre vi fece il suo solenne ingresso. Tenne il sinodo diocesano nel 1755. Stimato ed amato da tutto il suo gregge, mori nel 1744 il dì 16 dicembre, e fu sepolto in cattedrale con onorevole epigrafe. In Venezia, nella sacrestia del convento dell'ordine suo, a san Domenico di Castello, era stata collocala la sua effige marmorea, adornata altresi di onorevole iscrizione (1).

Successore di lui sottentrò nel governo della santa chiesa parentina il veneziano GASPARO Negri, ch' era già vescovo di Emonia sino dal 1752 a questa fu trasferito il dì 22 gennaro 1742. Mori nel gennaro del 1778. Nel qual anno medesimo, il primo giorno di giugno, fu provveduta la vedova chiesa, col trasferirle dalla sede di Pola il vescovo FRANCESCO II Polesini, nato a Montona, castello della diocesi parentina. Nel tempo del suo

(1) Entrambe queste iscrizioni furono raccolte dal Coleti, nelle sue schede inedite, luog. cit., cart. 237, a tergo.

pastorale governo, gli sconvolgimenti politici e la volontà altresì dell' imperatore Giuseppe II, e forse più di tutto la povertà dei due vescovati di Parenzo e di Pola, suggerirono il progetto di una unione delle due sedi ; la quale d'altronde non potevasi effettuare, finchè vivevano i due prelati, che disgiuntamente le possedevano. Convenne adunque aspettarne la morte. Ma questa non accadde al parentino, che nel gennaro del 1849, benchè il vescovo di Pola avesselo prevenuto di quasi diciassette anni. Tuttavolta non per anco se ne effettuò l' unione. La chiesa parentina rimase vacante otto anni e più la polana perciò ne rimase per ben venticinque. Ma qui mi è d'uopo far sosta, ed esporre la cronologica progressione dei vescovi di Parenzo, per poi passare alla narrazione delle vicende della chiesa di Pola, e finalmente riassumerne il racconto congiuntamente.

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POLA

La città di POLA, ch'è nominata Pola anche dai latini, porta seco più

di tutti gli altri luoghi dell' Istria l'impronta di essere stata colonia romana; e non solo città primaria da loro abitata, ma inoltre, per li sette colli che in sè racchiudeva, essere stata quasi un'altra Roma. Ce ne assicurano i molti avanzi dei superbi edifizi, che tuttora si scorgono; particolarmente un teatro di composizione ammirabile, un anfiteatro, un arco trionfale; ed inoltre il maraviglioso acquedotto, che da lungi assài mena l'acqua alla fontana costrutta nel mezzo della piazza; e frequenti ed alti sepolcri fuori della città; ed iscrizioni romane frequenti e dei migliori secoli.

La fede cristiana fece in Pola i suoi progressi di pari passo come nelle altre città dell' Istria: la sua cattedra episcopale però non fu piantata che in sul principio del secolo VI, egualmente, che quasi tutte le altre dell'Istria. Suo primo vescovo devesi stabilire VENERIO nell'anno 501; e non già ANTONIO, che ne fu invece il secondo; benchè l' Ughelli, e l'istessa Serie dei vescovi di Pola inserita nel libretto annuale, che s' intitola Stato attuale della diocesi di Parenzo e Pola, ce lo mostri il primo, sotto l'anno 500, e collochi dipoi Venerio sotto il 501. Del vescovo Antonio si ba notizia dalla lettera del re Teoderico, il quale dominò sull' Istria dall' anno 518 sino al 527: dunque in questo frammezzo, e non già nel 500, lo si deve riputare esistente sulla cattedra episcopale di Pola: dunque intorno il 520. Gli era successore nel 546 ISACIO, il cui nome ci è fatto conoscere dal documento di Massimiano, arcivescovo di Ravenna, addì 21 febbraro 546 per la donazione alla chiesa di santa Maria di Canneto, ovvero di santa Maria formosa di Pola. Nel 579, n' era succeduto ADRIANO, uno di que' vescovi, che intervennero al sinodo del patriarca Elia; e nel 590 se ne trova il successore MASSIMO, commemorato dal Baronio, siccome primo vescovo di questa chiesa ne fu invece il quinto. POTENZO, nel 649, ne possedeva la

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