VEGLIA A compimento delle notizie, che appartengono alla provincia ecclesia stica di Gorizia, in quanto questa metropolitana successe al patriarcato di Aquileja, mi è forza entrare co' miei studii anche nella Dalmazia e far parola di VEGLIA; chiesa, che un tempo era soggetta all' arcivescovato di Zara ed oggidì lo è a quello di Gorizia. Brevemente ne parlerò, perchè, a dire il vero, non può aver parte tra le Chiese d'Italia, se non in quanto ha presentemente una relazione con quella figlia dell' aquilejese metropoli, che per l'integrità della mia storia di Aquileja sono stato costretto a commemorare. Estesamente e colla conosciuta sua erudizione ne ha parlato il Farlati (1), da cui traggo i brevi cenni, che sono per esporre, ed a cui rimetto chi bramasse di saperne di più. Questa città vescovile, detta dagli antichi, con vocabolo promiscuo all'isola, su cui è piantata, Curica e Curicta, fu nominata corrottamente dagli slavi Karck, e dai latini Vegia e Veglia. Essa è il capo luogo dell'isola; è piccola, mal fortificata, poco popolata. Fu città della repubblica di Venezia sino al cessare di questa; poi passò agli austriaci, a cui tuttora è soggetta. Pare, che la fede cristiana le fosse predicata sino dai primi tempi del cristianesimo, e che il beato Donnio primo pastore di Salona, siccome tutte le altre città della Dalmazia, così anche Veglia convertisse. Ma la fondazione del suo vescovato è ravvolta nella nebbia dei secoli; e sebbene possa dirsi, ch'essa abbia avuto i suoi sacri pastori anche avanti l'undecimo secolo; tuttavia non se ne conosce alcuno, che preceda quest'epoca. La diocesi, avanti l'erezione del vescovato di Segna, estendevasi anche al territorio di quello: ma dopo la fondazione di esso, rimase circoscritta alla (1) Illyricum sacrum, tom. V, pag. 294 e seg. sola isola, che le dà il nome. Dal Farlati ci è fatto noto, che la cattedrale n'è intitolata alla Vergine; che il capitolo, comprese le tre dignità, di arcidiacono, di arciprete con cura d'anime, e di primicerio, era composto di dodici canonici; che tutta la diocesi consisteva in sette parrocchie; che in Castel Muschio la parrocchia è collegiata ed offiziata in lingua illirica. I suoi vescovi sono: I. VITALE, che nell'anno 1000 si presentò col vescovo di Arbe e coi principali della città a promettere obbedienza e fedeltà al doge Pietro II Orseolo: il qual atto, col vescovo similmente di Arbe, con quello di Ossero e col clero e popolo di questa e di quelle isole, rinnovò nel 1018. E nel 1030 fu al sinodo provinciale di Spalato. II. GREGORIO, commemorato in atti pubblici dal 1059 al 1069. Nel tempo del suo vescovato fu intruso sulla sede, per violenza dei croati, un Cededa, che mori nel 1065. Intanto Gregorio vi fu scacciato, nè potè ritornarvi che dopo la morte di colui. III. PIETRO, gli successe dal 1069 al 1094. Giurò obbedienza al metropolitano di Spalato, di cui la chiesa vegliese continuava ad essere suffraganea. IV. DOMENICO, di cui si trovano memorie nel 1400 ed in seguito sino al 1153. Fu ai sinodi provinciali di Spalato. Dopo la morte di lui restò vacante la sede per qualche anno; nel quale framezzo il pontefice Eugenio III piantò la nuova metropolitana di Zara, tolta a Spalato, e le assegnò le tre suffraganee; Veglia, Arbe ed Ossero. V. PIETRO II, ommesso dal Farlati, ci è fatto conoscere da Flaminio Cornaro ne'suoi Monumenti della chiesa torcellana (4), per un diploma del 1173, dal quale appariscè, questo vescovo avere piantato a Veglia il monastero de' benedettini; a cui aggiunse la chiesa di san Martino e la cappella di santo Apollinare, acciocchè le rendite di queste servissero a sostentamento dei monaci, riservando intatto per altro il diritto vescovile sulle medesime. VI. DABRO, nel 1179 trovavasi al concilio III lateranese. VII. GIOVANNI, Sconosciuto al Farlati, ci viene mostrato da due diplomi dell'archivio patriarcale di Venezia, per concessioni da lui fatte nel 1186 (1) Part. III, pag. 227 ove ne porta il documento. é nel 1188 al monastero di san Cipriano di Murano (1). Dopo di questo Giovanni, si trova il vuoto di un secolo. VIII. MARINO, di cui si ha notizia, che morisse nel 1288. IX. FR. LAMBERTO, francescano, eletto dal papa Nicolò IV nel 1290, per troncare i dissidii insorti tra i canonici, i quali, divisi in due partiti, lottavano per volere loro vescovo alcuni un fr. Giovanni da Veglia, francescano, ed altri un fr. Zaccaria, domenicano. Questo vescovo concesse luogo da fabbricare un convento ai frati dell'ordine suo. Nel 1297 fu trasferito al vescovato di Aquino, ove morì dodici anni dipoi. X. GEROLAMO, Commemorato presso gli annalisti camaldolesi, per indulgenze concesse nel 1298 alla chiesa di san Michele di Arezzo (2). XI. MATTEO, fu eletto nell'anno stesso, e vi mori quattro anni dopo. XII. LEONIO, ignoto al Farlati: lo si trova sottoscritto nel 1504 all'atto della consecrazione della chiesa di santa Maria del Mercato, oggidi s. Domenico, nel castello di San Severino (3). XIII. FR. TOMMASO, francescano, di cui si hanno memorie nel 1508: credesi morisse circa il 1511. XIV. JACOPO Bertaldo fu eletto a succedergli: era prete di san Pantaleone di Venezia, ove anche mori a' 5 di aprile 1545, e fu sepolto in detta chiesa. La sua epigrafe mortuaria diceva: JACOBVS HOC JACET VEGLIENSIS EPISCOPVS ARCA (1) Entrambi quei documenti sono portati dal Cornaro, nella III part. de' suoi Monum. della chiesa torcell.. pag. 230 e seg. Vol. VIII. XV. LOMPRADIO reggeva la chiesa di Veglia nel 1350; il suo nome ci fu conservato dalla lettera de' vescovi del concilio di Grado, i quali addi 15 luglio del detto anno, concedevano indulgenze a chi avesse cooperato all'erezione della chiesa di san Giovanni evangelista nel castello di Valvasone, in diocesi di Concordia. (2) Annal. Cainald., tom. III. (3) Ved. nelle pag. 280 del vol. IV di questa mia opera. 104 XVI. NICOLÒ gli fu successore, perchè lo si trova nominato siccome vescovo di Veglia in una sentenza del 1332, pronunziata da Andrea Micheli conte di Arbe in occasione della controversia, che questo vescovo aveva contro i conti di Veglia. XVII. NICOLÒ II vescovo di Veglia, elettovi dal conte di quella città, nel 1421 dopo il vuoto di circa un sccolo, in cui non si sa precisamente se la sede sia rimasta vacante o se i nomi dei vescovi, che la possedettero siansi perduti. Mori Nicolò nel 1455. XVIII. Fr. ANGELO da Bologna, domenicano, fu promosso al vescovato vegliese il di 9 ottobre 1456; e ne possedè circa nove anni la sede. XIX. FRANCESCO reggeva questa chiesa nel 1446: se ne trovano memorie anche nel 1455; anzi più oltre ancora, forse di un altro decennio, deve avere protratto la vita. XX. Fr. NICOLÒ III era vescovo di Veglia nel 1466: era frate, ma non consta di qual ordine lo fosse: nè si sa quanti anni vivesse al governo di questa chiesa. XXI. NATALE della Torre, recavasi a Roma nel 1514, per assistere al concilio Lateranese: intanto lasciò suo vicario in Veglia il vescovo di Bosnia, Donato dalla Torre, ch' era suo fratello. Rinunziò il vescovato nel 1528. XXII. EUSEBIO Priuli, gentiluomo veneziano, monaco camaldolese in san Michele di Murano, fu eletto vescovo di Veglia il dì 9 ottobre 1528. Dopo un biennio circa morì in Venezia, avvelenato. Avutane notizia il papa Clemente VII, che trovavasi in Bologna, riservò questo vescovato in commenda al cardinale Grimani; ma temendo poscia, che per l'assenza di questo ne soffrisse danno la diocesi, ne stabili il successore. XXIII. GIOVANNI Rosa, ch'era vescovo di Scardona, vi fu perciò eletto il dì 25 aprile 1581: morì in Zara nel 1549 e fu sepolto nella basilica di san Grisogono. XXIV. Fr. ALBERTO de' Glirici, domenicano da Calaro, già vescovo di Mondrussa, fu trasferito a Veglia il dì 19 marzo 1550. Nell'anno seguente, fu al concilio di Trento; nel 1561, intraprese la visita della diocesi: mori nel 1564. XXV. PIETRO II Bembo, gentiluomo veneziano, fu eletto a succedergli il giorno 19 ottobre dell'anno stesso. Fu zelantissimo difensore de' suoi diritti contro le private egualmente che contro le pubbliche pretensioni: emanò saggi provvedimenti per l'esatta e decorosa uffiziatura del sacro tempio, raccolti in ventidue articoli (1): accolse nel 1579 visitatore apostolico Agostino Valier vescovo di Verona: visitò egli stesso due volte la diocesi: mori nel 1589. XXVI. GIOVANNI II dalla Torre, canonico di Padova, fur promosso a succedergli, il dì 25 settembre del medesimo anno, ritenendo in pari tempo anche il canonicato di quella cattedrale. Donò alla stessa nel 1617 parecchie reliquie; una particolarmente della santissima Croce, per cui colà fu scolpita la memoria, su di una pietra incastrata nel muro, ove leggesi: LIGNI S. CRVCIS INSIGNE FRVSTVM AB IOANNE COMITE TVRRIANO VEGIAE EPISCOPO CATHEDRALI ECCLESIAE DONATVM Mori in Padova nel 1623, ed in quella cattedrale fu sepolto, nella cappella appunto della santa Croce, ove gli fu scolpita l' epigrafe: JO: EPISC. VEGLENSIS HUMILIBVS PRECIBVS IMPLORAT VT A RELIGIOSO CLERO POPVLOQVE DEVOTO ASSIDVE AC PIE COMMENDETVR D. 0. M. SANCTISS. VIRGINI OMNIBVSQ; SANCTIS, QVORVM RELIQVIAS VENERATIONI FIDELIV HIC IPSE COLLOCAVIT. AN. SAL. MDCXXIII. XXVII. ALVISE Lippamano, gentiluomo veneziano, già canonico regolare nell'isola di san Giorgio in Alga, fu eletto a questo vescovado a' 10 di maggio 1625. Fece la visita pastorale della sua diocesi nel 1626. Mori nel 1640. XXVIII. COSTANTINO de' Rossi, greco dell'isola di Chio, già cherico regolare somasco, fu trasferito dal vescovato delle chiese unite di Cefalonia e Zante a questo di Veglia il dì 15 agosto 1640. Le governò per tredici (1) Li pubblicò il Farlati, Illyr. sacr., tom. V, pag. 310 e seg. |