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anni: mori nel 4655. Nel di 24 giugno di questo stesso anno, aveva consecrato in Venezia la chiesa di san Giuseppe di Castello (1).

XXIX. GIORGIO Giorgicci, nato nella diocesi di Spalato, era stato nominato vescovo di Nona; ma prima di riceverne la consecrazione, fu destinato dal pontefice Innocenzo X ad essere successore del def unto Costantino. La sua promozione fu a' 22 settembre del 1653. Sei anni dopo, visitò la diocesi, e nell' anno seguente morì.

XXX. FRANCESCo II de' Marchi, prete di Spalato sua patria, fu eletto vescovo di Veglia il dì 21 luglio 1660. Fece nel seguente anno la visita della diocesi, cui governò un settennio. Mori quindi nel 1667.

XXXI. Fr. TEODORO Gennaro, vicentino, francescano osservante, fu promosso alla vacante sede il dì 9 aprile 1668. Nel 1677 perlustrò la diocesi: nel 1684 morì.

XXXII. STEFANO David, gli fu sostituito a' 19 giugno dell'anno stesso. Mori nel 1688.

XXXIII. BALDASSARE Nosadini di famiglia trivigiana, aggregata più tardi alla nobiltà di Venezia, fu promosso al vescovato vegliese nell'anno stesso: ne possedè la cattedra venticinque anni.

XXXIV. PIETRO-PAOLO Calorio, cherico regolare somasco, fu trasferito dal vescovato di Traù a questo di Veglia il dì 15 febbraro 1715, cui possedè per tre anni e poco più di quattro mesi. Colla sua morte, avvenuta il di 5 luglio 1717, incominciò per questa chiesa un triennio di vedovanza.

XXXV. VINCENZO Lessio, corfiotto, il quale già da cinque anni era vescovo di Arbe, passò alla sede di Veglia il dì 2 ottobre 1720. Mori in Arbe, addì 5 settembre 1729, ove s'era recato per oggetto di salute: ne fu portato il cadavero a Veglia e fu sepolto cogli altri suoi antecessori nella cattedrale.

XXXVI. FEDERICO Rosa, veneziano fu sostituito a Vincenzo nel 1750. Soffri molte persecuzioni ed accuse, portate da' suoi malevoli dinanzi al senato di Venezia, ove perciò dovette dimorare quattro anni. Alla fine, nel 1758 fu trasferito al vescovato di Nona.

XXXVII. PIER-ANTONIO Zuccheri, nato a san Vito del Friuli, fu elello perciò vescovo di Veglia il dì 26 gennaro 1759, in luogo del trasferito

(1) Ved. Flamin. Corn., Monum. Eccl. ven., tom, IV, pag. 287.

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Federico. Fu consecrato in maggio: venne in Veglia nell' ottobre, e vi fece l'ingresso il di 21 dicembre. Fu perseguitato e calunniato dai malevoli, e dovette andare a Roma a difendersi. Risultato innocente, ritornò vittorioso alla sua sede; ove compl diligentemente le parti di saggio e zelante pastore. Egli viveva ancora nel 1775, ed è l' ultimo di cui abbia fatto menzione il Farlati.

XXXVIII. DIODATO MARIA Difnico gli fu successore nell' anno 1778. XXXIX. GIACINTO IGNAZIO Pellegrini successe al defunto Difnico nel 1788. XL. GIANNANTONIO Sinitich, nato in Veglia nel 1754, sottentrò dopo il Pellegrini al governo di questa chiesa, promossovi il dì 5 dicembre 1792. A'giorni di lui, la sua chiesa fu staccata dalla dipendenza metropolitica di Zara, e fu aggregata alla provincia ecclesiastica Goriziana, unitamente ad Arbe ed Ossero, soppresse per bolla del papa Leone XII, che incomincia Locum beati Petri ed ha la data de' 5 luglio 1828, ed immedesimate colla diocesi di Veglia.

XLI. BARTOLOMEO Bozanich è l'odierno vescovo, nato in Verbenico a'12 aprile 1789. Fu nominato a questa sede il di 4 gennaro 1839; ne fu confermato dal papa addi 8 luglio; fu consecrato in Gorizia a' 6 di ottobre ; venne in Veglia a pigliarvi il possesso a' 10 di novembre. Dalla gentilezza di lui mi furono comunicate notizie sullo stato odierno della sua diocesi. La cattedrale è uffiziata da quattro canonici preceduti dalle due dignità di preposito e decano; ne ha altri sei di onorarii. Ha inoltre quattro vicarii corali e cooperatori per la cura delle anime. I canonici indossano la mozzetta pavonazza. La diocesi è composta di sette decanati, che formano in tutto diciotto parrocchie e venticinque curazie. In Ossero, già chiesa cattedrale, esiste un capitolo collegiale; ed un altro ve n' ha in Cherso. I francescani illirici terziarii hanno in diocesi sei conventi; tre ne hanno gli osservanti ; uno i conventuali. Le benedettine hanno monastero in Veglia, in Cherso ed in Arbe, ove hanno un convento anche le francescane terziarie.

ARBE

Unita alla diocesi di Veglia è al giorno d'oggi quella di ABBE, su cui

perciò mi è d'uopo discorrere. La città, che n'era la sede vescovile, prende il suo nome dall'isola, su cui è piantata; la quale è una del Quarnero. Essa è fabbricata sopra un ameno colle, che, prolungandosi tra due porti, presenta agli occhi il prospetto di una grossa galea: la sua circonferenza non è che di settecento passi. Fu soggetta ai romani da prima, e se ne trova qualche vestigio; ai greci dipoi; finalmente ai veneziani, a cui diedesi spontaneamente nel 1018. Dopo quest' epoca, fu di bel nuovo per qualche poco soggetta ai greci, e successivamente ai re della Croazia, ai veneziani un'altra volta, agli ungheresi, e stabilmente poi alla repubblica di Venezia in sul principio del secolo XV.

La fede cristiana fu predicata a questi isolani dallo stesso san Donnio, che avevala predicata a tutta la Dalmazia sino dal primo secolo dell' era nostra la sede vescovile non le fu si tosto concessa: non se ne conoscono i sacri pastori prima del secolo sesto. La cattedrale è intitolata alla Vergine Assunta; vi si conservano pregevoli reliquie, tra cui la testa di san Cristoforo martire, ch'è il primario protettore dell'isola: più maravigliose bensi per gli amatori delle antichità devono riputarsi le tre teste, che con molta divozione vi si venerano, e che diconsi essere dei tre fanciulli ebrei Sidrach, Misach ed Abdenago. Dodici canonici, comprese le tre dignità di arcidiacono, arciprete e primicerio, ne formavano il capitolo, i quali eleggevansi dal vescovo in quattro mesi dell'anno e dal papa negli altri otto. Ai tempi di Benedetto XIV, l'elezione di essi era stata regolata in modo, che di volta in volta venivano nominati dal papa e dal vescovo a vicenda; tranne l'arcidiacono, ch' era sempre eletto dal papa. A questi canonici erano aggiunti per l'uffiziatura sei mansionari, che si eleggevano dal capitolo ed approvavansi dal vescovo; tre diaconi,

tre suddiaconi e sei accoliti, tutti di libera collazione del vescovo. I sacri pastori, che governarono questa chiesa, successivamente nominerò con tutta la possibile brevità e precisione.

I. TICIANO si trova sottoscritto, come episcopus Arbensis, ai concilii provinciali di Salona degli anni 530 e 532. Dopo di lui non si ba memoria. di verun altro sino al declinare del secolo decimo.

II. PIETRO è sottoscritto vescovo di Arbe in un documento dell'archivio del monastero di san Crisogono di Zara, ai tempi degl' imperatori di Oriente Basilio e Costantino fratelli, nell' anno 986.

III. MADIO Ovvero MAGGIO, prometteva con giuramento fedeltà ed obbedienza al doge e alla repubblica di Venezia, nel 1018: ce ne assicura il cronista Andrea Dandolo, il quale portò l'intiero atto di quel giuramento. . IV. DRAGO, di consenso del clero e della città, fondò in Arbe nel 1062 un monastero di benedettini: il documento della qual fondazione può vedersi presso il Farlati (4). Di lui si hanno memorie sino al 1071.

V. PIETRO II, fu al sinodo provinciale di Zara, nel 1072.

VI. GREGORIO, fu al concilio provinciale di Spalato, nel 1075.

VII. DOMANO oppure DRABANA, monaco, fu vescovo di Arbe, secondo il Farlati, circa l'anno 1080.

VIII. VITALE è commemorato in atti dell'archivio, sotto il 1086..
IX. PIETRO III viveva nel 1094.

X. LUPO, detto anche PAOLO, reggeva la chiesa arbese circa il 1097, e lo si trova commemorato anche nel 1410.

XI. BUONO gli dev'essere succeduto nell'anno seguente, perchè se ne trova menzione in un documento. Sotto il vescovato di lui, la chiesa di Arbe passò dalla soggezione del metropolita di Spalato alla dipendenza del nuovo metropolitano di Zara nel 1145.

XII. ANDREA, Vescovo di Arbe, figura in atti pubblici del 1177: anzi in quest'anno tenne un sinodo nella sua cattedrale. Egli poi nel 1479 fu al concilio di Laterano in Roma. Di lui si trovano memorie anche nel 1195.

XIII. PRODANO del Lauro gli si trova succeduto di già, nel 1205; e ne possedeva la sede anche nel 1212.

XIV. VENANZIO era vescovo nel 1216.

(1) Illyr. sacr., tom. V, pag. 227.

XV. ANDREA II governava la chiesa di Arbe nel 1220.

XVI. GIOVANNI Vi figura nel 1225 come vescovo eletto; ma non vi durò

nemmeno un anno.

XVII. GIORDANO vedesi nello stesso 1225 vescovo di Arbe, e ne continuano le memorie sino al 1238.

XVIII. PAOLO si trova nel 1259 e nel 1243.

XIX. STEFANO de Dominis governò la chiesa arbese dal 1249 sino al 1258: lo si raccoglie dai monumenti dell' archivio vescovile.

XX. GREGORIO II degli Ermolai, cognominato anche Costizza, è ricor dato in una sentenza del patriarca di Grado, pronunziata in suo favore, come primate della Dalmazia, nel 1268, contro il magistrato e la città di Arbe, che negavano a lui ed al suo capitolo le decime. Questo Gregorio, nel 1280, era in Zara alla consecrazione della chiesa dei frati domenicani, celebrata dal patriarca di Grado. Viveva anche nel 1289.

XXI. MATTEO degli Ermolai resse per un biennio la chiesa arbese: dal 1290 al 1292.

XXII. GIORGIO degli Ermolai gli succedeva nell'anno stesso. Nel 1296 mandò al concilio provinciale di Grado un suo parroco. Viveva anche nel 1508, e forse fu al concilio di Vienna del 1311. Mori nel 1515.

XXIII. SIMEONE, monaco benedettino, fu vescovo dal 1345 al 1515. XXIV. AIMO, monaco anch' egli, successe a Simeone: ma non è noto quanti anni vivesse nel pastorale governo di questa chiesa. XXV. GIORGIO II degli Ermolai, fu vescovo un anno appena: mori nel 1520.

XXVI. FRANCESCo di Filippo, nobile di Arbe, arcidiacono di questa cattedrale, ne diventò vescovo nello stesso anno della morte del suo antecessore, e ne tenne il pastorale governo sino al 1329.

XXVII. GIORGIO III degli Ermolai, arcidiacono anch' egli, fu sostituito a Francesco nella episcopale dignità in quello stesso anno 1329. A lui in quest'anno appunto, il primo giorno di luglio, dirigeva lettere il legato apostolico Bertrando vescovo di Ostia e Velletri, per riparare alla tenuità delle rendite del suo vescovato (1). Nel 1354, fu Giorgio al concilio provinciale di Zara, nel quale fu estinta una controversia di proventi tra il capitolo canonicale di Zara e quello di Arbe. Trovansi in seguito memorie

(1) Ved. il Farlali, Illyr. sacr., tom. V, pag. 246.

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