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PERIODICO DI MATEMATICHE

Il Periodico di Matematiche continua la pubblicazione per le scuole medie che, iniziata in Roma da Davide Besso nel 1886, fu curata fino al 1896 da Aurelio Lugli, già dal secondo auno associato alla direzione, e proseguita poi in Livorno da Giulio Lazzeri, fra il 1897 e il 1918.

Il Periodico pubblica soprattutto articoli riguardanti le matematiche elementari intese in senso lato, ed altri tendenti ad una più vasta comprensione dello spirito matematico. Esso contiene inoltre relazioni del movimento matematico straniero, note di bibliografia e di trattatistica, varietà (problemi, giuochi, paradossi, etc.) nonchè notizie di carattere professionale, ed infine gli Atti della Società Italiana « Mathesis ».

Il quarto numero (luglio 1926) della sesta annata consta di S8 pagine e contiene, oltre alle Recensioni, alle Varietà e Questioni proposte e agli Atti della « Mathesis », i seguenti articoli:

E. BORTOLOTTI Sulla scoperta della risoluzione algebrica delle equazioni del quarto grado.

H. BOSMANS - Le mathématicien belge Simon Stevin de Bruges (1548-1620). G. BIRKOFF Stabilità e Periodicità nella Dinamica.

G. SUPINO I fondamenti della nomografia.

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Pei Soci della Società italiana แ Mathesis nel prezzo di abbonamento è compresa la quota sociale.

L'importo dell'abbonamento e ogni altra comunicazione di indole amministrativa deve inviarsi esclusivamente alla Casa Editrice Nicola Zanichelli.

Le cinque annate complete 1921, 22, 23, 24 e 25 dell'attuale serie del

PERIODICO DI MATEMATICHE

sono in vendita complessivamente al prezzo di L. 250. Non si vendono separatamente le prime tre annate.

Le annate 1924 e 25 costano L. 30 ciascuna.

Esistono fascicoli separati dei quattro volumi, a prezzi da convenirsi,

Luglio 1926 Serie IV, vol. VI, n. 4 (pagg. 217-230)

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1. Alla scoperta della risoluzione delle equazioni biquadratiche viene per solito attribuita assai scarsa importanza, perchè la si considera come facile ed immediata conseguenza della risoluzione delle equazioni cubiche: e, mentre si tributano meritate lodi al DAL FERRO ed al TARTAGLIA, per avere risoluto queste ultime, appena si ricorda il nome del FERRARI cui dobbiamo la risoluzione delle prime. Ma è ben difficile il giudicare delle difficoltà e del valore di una impresa, dopo che questa fu faticosamente compiuta, se non si tien conto dei tentativi che si fecero prima di poterla condurre a compimento.

Nel caso presente è interessante il notare che quel medesimo quesito che, proposto al CARDANO in pubblica e solenne disfida matematica, diede occasione al di lui creato, LUDOVICO FERRARI, di trovare soluzione generale alle equazioni biquadratiche, era stato proposto negli identici termini ed in analoghe circostanze, già cinque anni innanzi al TARTAGLIA. E che questi, per sua stessa confessione, non aveva cessato di occuparsene, senza tuttavia poter giungere a nessun' altra conclusione, fuori che a questa: che lo stesso avversario non avrebbe saputo risolverlo.

Quando si consideri che a quel tempo il TARTAGLIA era in possesso della formula di risoluzione delle equazioni cubiche, che egli stesso aveva ritrovata, e si pensi all'alto grado di penetrazione, in fatto di discipline matematiche, in tante altre occasioni da lui dimostrato, si vedrà non tanto semplice nè immediato il trapasso dal terzo al quarto grado, nella risoluzione algebrica delle equazioni. Aggiungasi che fu precisa

mente la risoluzione della equazione biquadratica che suggerì al FERRARI ed al CARDANO il procedimento atto alla risoluzione delle equazioni cubiche complete (non prive del termine quadratico), alle quali lo stesso TARTAGLIA non aveva saputo trovare soluzione algebrica generale.

2. Ora l'incentivo e la occasione a queste scoperte, che tanto giovarono al progresso della scienza, furono le pubbliche dispute, cui nessun lettore a quel tempo poteva sottrarsi senza suo disdoro, e che decidevano, a seconda dell'esito, della conferma o della rimozione dalla cattedra.

La storia di quelle tenzoni matematiche è interessante e curiosa.

Ci fa conoscere, insieme coi costumi scolastici di quel tempo, i metodi di indagine, di dimostrazione, di refutazione allora seguiti, le idee scientifiche, ed una serie di bellissimi problemi ingegnosi e sottili, molti dei quali furono origine di scoperte notevoli, o principio di teorie che più tardi trovarono il loro completo sviluppo.

Mi limiterò qui a raccogliere, dalla bocca stessa dei protagonisti: il TARTAGLIA, il CARDANO, il FERRARI, le notizie che più possono interessare circa la scoperta delle equazioni biquadratiche.

3. Le questioni che, dibattute in pubbliche dispute, diedero origine a tale scoperta, furono pensate e proposte da quello spirito bizzarro che fu GIOVANNI TONINI DA COLLIO (Maestro ZUANNE DA COI O GIOVANNI COLLA). Egli aveva l'arte di costruire sottilissime questioni che, sotto la più semplice apparenza, nascondevano difficoltà a quei tempi insuperabili. Egli stesso non avrebbe saputo risolvere i problemi da lui proposti; ma con quelli riesciva il più delle volte a sgomentare l'avversario che, timoroso di soccombere, gli dava causa vinta prima ancora di tentare la pubblica solenne disputazione « alla presenza degli eccellentissimi giudici e di tutta la città, o cercava qualche prudente accomodamento.

Di lui dà interessanti notizie il TARTAGLIA nei suoi « Quesiti et inventioni diverse» (1546). Le prime notizie circa equazioni biquadratiche si trovano nel « Quesito XX», e sono le seguenti:

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