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e dif.

Erasi nella prima Cappella a man sinistra della Basilica Vaticana inalzato il nuovo Fonte battesimale con una antica e preziosa conca di porfido, abbellita con metalli dorati, e, dovendosi nel prospetto porre it quadro, fu scelto il Maratti, che vi rappresentò San Giovanni Battista su la riva del Giordano, allorchè battezzò il Redentore, assistendovi alcuni Angioli in diverse azioni, ricevendo il lume dal Cielo, che si apre, fonde raggi di luce, e fu l'opera assai commendata : in questo tempo egli impiegossi in fare varj quadri da camera per il Signore di S. Genì Francese, Cavaliere di pittura molto intendente ed uno molto grande al Marchese Pallavicini, nel quale rappresentollo in piedi iu abito eroico, ed incontro sè stesso finse a sedere, che il titrae in pittura, avendo appresso le tre Grazie, donzelle bellissime, che pare gli assistano, per infondere nelle opere di lui la venustà e la leggiadria, dono, che con lo studio non può acquistarsi. Intanto la Gloria spiega le ali in aria, e corona di alloro il Marchea cui si fa avanti il Genio, che gli addita con le demonte scosceso in lontananza, su la cima del quale vedesi il Tempio della Virtù, e questo dipinto fu riputato un parto de' più insigni del suo pennello; avea anche egli colorito un quadro per Modesto Scaramella uomo pio, e facoltoso, in cui rappresentò S. Giuseppe sedente, che piegandosi in modo divoto, abbraccia il Divin Bambino, che stende le braccia al collo del Santo, e in disparte vi è Nostra Signora, che attentamente legge; questo quadro fu esposto alla pubblica venerazione in un Altare da quello fabbricato nella Chiesa di S. Ivo de' Britanni. Per la Chiesa poi di S. Andrea del Noviziato della Compagnia di Gesù, colorì una tavola, che fu posta nell' Altare di S. Stanislao Kostka, in questa dispose quel Santo giovane in abito religioso genuflesso su due gradini, che ripieno d'amor

se

stra un

Divino, affettuosamente distende ambe le braccia, velate in contrassegno di profondo rispetto da un drappo verde chiaro, per accogliervi il Bambino Gesù, che gli vien presentato dalla Vergine Madre; è questo in piedi, e calca le nuvole in azione grave e maestosa ; a lato vi è un Angioletto ginocchione, e con le mani giunte in atto d'adorazione, con altro appresso, mentre in qualche distanza sul piano appariscono due Angeli con bellissimi panneggiameni, l'uno de' quali addita all'altro quel Giovane beato. Sopra la Vergine in luce di gloria si veggono amoretti celesti in varie attitudini; e il tutto è di somma perfezione. Col disegno pure di Carlo fu abbellita la nuova Cppella, che i Padri Certosini fecero in onore di S. Brunone lor Fondatore nel

la Chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Terme Dio

cleziane.

che

Mancò intanto di vita nell' Anno Santo MDCC. Innocenzo XII., e fu eletto Sommo Pontefice il Cardinale Gianfrancesco Albani col nome di Clemente XI., già era stato parzialissimo protettore del Maratti, e somma stima avea della di lui virtù, onde con distinzione di favori lo ammise più volte alla sua presenza : avea egli deliberato d'ornare una Cappella nella Metropolitana d'Urbino sua Patria, e ordinò, che il Maratti ne facesse il disegno, secondo il quale si pose in opera l'ornato; e di più volle, che per la medesima colorisse un quadro, che fu uno de' laterali, ed egli vi dipinse Nostra Signora assunta al Cielo, opera, che per il disegno e per il colore riuscì bellissima, avendo espressa nell'altro quadro all'incontro la Natività della medesima, l'insigne pittore Carlo Cignani. Dispose dipoi il Papa, Principe amantissimo delle belle arti, di ristorare le pitture dell' unico Raffaelle, che si ammirano nelle stanze del Palagio Vaticano, ed a Carlo ne diede la cura, ben sapendo quanto ei in simili cose valesse, poi

chè alcuni anni prima erasi ristorata con la sua assistenza e direzione, alle replicate istanze del Serenissimo Duca Francesco di Parma, la Galleria del Palazzo Farnese opera insigue d'Annibale Carracci, come di sopra fu detto, e dopo questa opera avea ridotta all'antico suo buono stato la loggia dipinta da Raffaello nel Palazzo alla Lungara appartenente allo stesso Duca, la quale minacciava di andare in rovina, poichè, oltre avere la volta fatte aleune aperture, si era la colla distaccata dal vivo del muro, e in molti Inoghi quelle mirabili dipinture aveano perduta la vivacità, ed il colore; egli per darvi riparo fece rassodare la colla su la volta, servendosi della industria di Gianfrancesco Rossi in ciò eccellente, il quale l'assicurò, e rese stabile con 850. chiodi di rame, posti con tale diligenza e avvedutezza, che anche chi dappresso la rimira, non sa rinvenire i luoghi dove sono conficcati, dipoi il Maratti colori di nuovo, con esatta imitazione dell' antico, le arie ed i campi, ne' quali era estinto il colore; ritoccò ed accomodò, dove necessità il richiedea, alcune parti delle figure, le quali cose furono in libro a parte con eleganza descritte da Gian Pietro Bellori; perciò il Pontefice di tutto consapevole avea ad esso ordinato di ristorare quelle del Vaticano. Carlo adunque a quest' opera subitamente si accinse; e perchè tutto ciò, ch' egli fece fu allora descritto con esattissima diligenza da Bartolommeo Urbani suo allievo, che con Pietro de'Pietri e Andrea Procaccini condiscepoli, vi si adoperò, aggiungendovi molti particolari, che possono servire d'istruzione e notizia a' posteri, si è stimato ben fatto inserire quì distesa la memoria, che allora egli ne fece.

MEMORIE DE' RISARCIMENTI ATTI NELLE Stanze dipinte DA RAFFAELLO D'URBINO NEL PALAZZO VATICANO DAL CAVALIERE CARLO MARATTI D'ordine di n. s. cleMENTE XI. A'QUALI FU DATO PRINCIPIO NEL MESE DI MARZO MDCCII. E FURONO TERMINATI NEL MESE DI LUGLIO MDCCIII.

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« Perchè è stato sempre grande l'affetto e l'amore, che ha avuto il Cavaliere Maratti alle pitture di Raffaello Sanzio da Urbino, che sono nelle stanze del Palazzo Vaticano, ha diverse volte procurato di insinuare ai Sommi Pontefici di ristorare, e ben custodire dette pitture, che per lunghezza di tempo e per negligenza di coloro, che per lo passato ne aveano avuto la cura,

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<< Ed avendo il medesimo Cavaliere di già fatto conoscere al Pontefice Innocenzo XI., che l'andare più prolungando simile operazione, accresceva non poco il danno e il pregiudizio a sì belle opere, pertanto egli fu dichiarato da quel Principe custode di dette stanze, e sopraintendente generale di tutte le pitture del Palazzo Vaticano; si applicò subito esso con grande attenzione alla cura di quelle, procurando con ogni diligenza possibile, che non si aumentassero i danni, con tenervi continuamente buona guardia, e con visitare spesso le dette stanze, con osservar bene quelli, che vi andavano a studiare, appartenendo a lui stesso il darli licenza, con fare anco riparare la stanza della Segnatura con cancellate di ferro distanti dalla pittura, tanto che non si potesse arrivare a danneggiarla, facendo questo per essere li ornamenti e fregi di esso più conservati degli altri; nè ben contento di ciò, faceva continue istanze, che si dasse ordine di risarcire quelle pitture, non potendo soffrire di vederle così lacere e maltrattate, come erano tutti li ornamenti da basso, che

consistono in riquadri in diversi modi compartiti,e con bassi rilievi di chiaroscuro gialli, con statue finte, ed altri ornamenti d'architettura, con cornici dipinte di chiaroscuro, come si è detto, che fanno base alle storie grandi colorite da Raffaello.

« Essendo tutti detti ornamenti in questo stato, oltre una grandissima quantità di polvere invecchiata ed intartarita, che deformava in gran parte la bellezza del colorito fatto da quei grand'uomini, erano ancora tutte sfregiate con temperini, o altre punte di ferro, essendovi segnati per il più quantità grande di nomi, cognomi ed altre parole diverse, in modo, che potrebbe dirsi, che fossero innumerabili, con lettere grandi e picciole, e dove grandissime, con linee e sfregi tirati per ogni verso, oltre a ciò vi erano i danni fatti dal tempo, ed erano nella gran sala per la metà, e forse più di bassi rilievi del tutto consumati, e mancato il colore, non essendo in alcuni rimasta cosa alcuna; lo stesso ha da intendersi delle statue finte, cornici ed altri ornamenti; nella stanza, che segue dell' Attila, tutti i bassi rilievi figurati di chiaroscuro gialli, non ve ne era rimasto vestigio alcuno, a segno che fu di mestiere, che il Signor Carlo ne abbia formati disegni intieramente di propria invenzione adattati, secondo quello indicano le statue di chiaro oscuro bianco, con essere anco in dette statue dal mezzo in giù quasi tutto andato via il colore. Nella stanza dopo questa, segue quella della Segnatura, erano ancora questi ornamenti di bassi rilievi, cornici e statue, ed altro assai lacerati, guati con sfregi, linee e nomi, come si disse; in quei luoghi però, dove mancava, si andava conoscendo quello, che vi era stato, ma aggiugnevasi di più in questa un altro male, ed era, che in altro tempo essendo stata risarcita da professori non pratici e di poco sapere, quali in vece di scoprire con diligenza, e porre il colo

se

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