Page images
PDF
EPUB
[merged small][merged small][merged small][merged small][graphic]

Nel conclave, riunitosi il 15 maggio per la morte di Marcello II, dai quarantacinque elettori fu eletto, il giorno 23 ed incoronato il 26, il cardinale Giovanni Pietro Caraffa napolitano che prese il nome di Paolo IV. Aveva settantanove anni; di carattere austero, ma integro, non godeva le simpatie di alcuno. Apparteneva all'ordine dei Teatini e fu loro primo generale e vescovo. Nella cella come nella porpora il pensiero del Caraffa rivolgevasi alla riforma, e fu uno degli estensori del consulto novendiale de emendanda Ecclesia.

Egli considerava come parte integrante della libertà ecclesiastica e papale l'indipendenza italiana. Sono sue le parole seguenti «Se in questa sacra impresa io non sarò ascoltato nè soccorso, la posterità saprà almeno che un vecchio italiano sulle soglie della morte, invece di riposare e di prepararsi a morire in pace, concepì il disegno di restituire all'antico splendore la religione e la patria 2.

1 Era nato ai 28 giugno 1456 da Giannantonio conte di Matalona e da Vittoria Camponesca aquilana in Capriglia baronia di S. Angelo.

2 FALLOUX, St. di S. Pio V.

I

Ma al disegno di Paolo IV mancò una visione reale, cioè sin dove il mondo d'allora fosse capace di effettuarlo. Cominciò col comporsi una corte magnifica, con accordare privilegi ed abbondanza al popolo romano, il quale temendone prima la severità, lo acclamò poi come suo restauratore e benefattore e gli eresse una statua in Campidoglio. Nemico di Carlo V, che gli appariva come favoreggiatore degli eretici, si diede a perseguitare i cardinali ed i principi romani a lui ligii, e parte ne fece carcerare, parte fuggirono ed a tutti furono confiscati i beni. Si confederò il 15 dicembre 1555 con la Francia per cacciare gli spagnuoli ed i tedeschi da Napoli e dall'Italia. Ai nepoti, quantunque indegni, viziosi e perturbatori, diede porpora, onori, principati ed i migliori uffizi civili e militari.

Il 5 febbraio 1556, all'insaputa del papa, il re di Francia concluse con Carlo V una tregua di anni cinque. Questo imperatore, rinunziata al figlio Filippo II la corona di Spagna, l'America, i Paesi Bassi, la Borgogna, le due Sicilie, la Sardegna e Milano, il 7 settembre 1556 cedeva l'impero al fratello Ferdinando e si ritirava in un convento 2. Ricominciò la guerra ed il duca d'Alba vicerè di Napoli, assediò Roma per terra e per mare. Il papa assoldava truppe guasconi, svizzere ed italiane fra cui anche 350 protestanti tedeschi. Dieci mila fanti francesi condotti dal duca di Guisa si confederarono con i pontificii sotto i comandi del nipote di Paolo, marchese di Montebello. I Romani maledicevano la guerra e domandavano la pace, e solo i Colonnesi, che erano stati spogliati dei loro beni, patteggiavano con gli spagnuoli. Ma la politica del papa andò a rovescio; e questi fu costretto a chiedere pietà. Se Filippo II fosse stato meno superstizioso Paolo IV avrebbe esposto Roma a danni maggiori che sotto Clemente VII. La dominazione spagnuola si raffermò a Napoli ed a Milano, ed il duca Cosimo de' Medici, fautore dell'imperatore, riuni Siena alla Toscana. Filippo II riuscì a guadagnare a sè i Farnese restituendo loro Piacenza, mentre i Colonna riacquistavano i loro feudi crescendo di fama e di potenza e la Francia alleata era battuta il 10 agosto 1558 a S. Quintino dal duca di Savoia Emanuele Filiberto, capitano dell'esercito spagnuolo. Il 3 aprile 1559 fu conclusa a Chateau Cambresis la pace tra il re di Francia e quello di Spagna a condizioni quali il papa certamente non sperava. Filippo II restituirebbe le città ed i beni toltigli ed il duca d'Alba gli avrebbe reso l'omaggio in Roma ed allora Paolo IV professerebbe amicizia al re cattolico e rinuncierebbe all'alleanza francese. Il duca d'Alba venne in Roma a baciare i piedi al vinto pontefice che lo ricevette benignamente e conferi perfino la rosa d'oro alla consorte.

Come era fallita la politica del pontefice così anche la religione cattolica ebbe un grave colpo dal rinnovarsi e compirsi lo scisma anglicano dopo la

1 Vedi tra le medaglie quella che gli fu dedicata con ROMA RESURGENS. A Governatori di Roma sotto Paolo IV furono eletti, nel luglio 1555, Scipione Rebiba vesc. di Motula; nel gennaio 1556 Cesare Brancaccio; poi nell'ottobre Francesco Bandini arc. di Siena; nel giugno 1557 Salvatore Pacino da Colle e nel marzo 1559 Antonio Paganelli di Matelica. GAR., App., p. 292, nota 2. A Prefetto di Roma Paolo IV nominò il duca di Urbino. Tolse la città di Tivoll al governo del card. d'Este per darla al popolo romano, 2 Mori nel Monastero di S Giusto nell'Estremadura il 21 settembre 1558.

morte di Maria Tudor (15 nov. 1558). Il Ranke emette questa sentenza « Se Paolo IV si fosse posto in cuore d'impedire la ristorazione cattolica non altrimenti avrebbe fatto ed operato». Forse lo scisma d'Inghilterra per ragioni interne non poteva più evitarsi ma certamente il pontefice fermo nel suo assolutismo papale medioevale, somministrò i pretesti e le apparenze 1.

La potenza dei nepoti di Paolo IV era giunta a tale grandezza da sopraffare persino il collegio cardinalizio che per timore di carcere e d'inquisizione taceva miserabilmente. Ma, venuti in sospetto finalmente al pontefice ed in seguito a forti reclami, questi si decise nel concistoro del 27 gennaio 1559 a deporli ed a esiliarli unitamente alle loro famiglie. Cominciò allora Paolo IV a sentirsi veramente papa. Rinnovò le persone causa di scandali, e si diede a migliorare l'amministrazione corrotta. Alleggeri i tributi, levò gli abusi, ridusse le pompe secolari nelle chiese e condannò i trafficanti del culto e delle congregazioni. Una medaglia, che gli fu dedicata, rappresenta Cristo che dal tempio scaccia i mercanti 2. Nè di ciò pago aumentò il potere dell'Inquisizione ed institui la congregazione dell'Indice che subito pubblicò il primo catalogo dei libri proibiti. Ma ciò fu fatto con tanto zelo e con tali pene che lo stesso Paolo IV credè opportuno rimetterlo per la revisione e riduzione al concilio di Trento. Il 21 gennaio 1558 il papa sospettoso ed ingannato, in seguito ad una delazione, fece carcerare nella Mole Adriana il cardinale Giovanni Morone di vita intemerata insieme ad Egidio Foscarari, domenicano, accusati di volere attentare alla vita del pontefice. Solo sotto Pio IV ottennero giustizia e furono rimessi in libertà. Quel processo costituiva una grave accusa contro Paolo IV per la facilità con la quale dava ascolto alle più gravi calunnie e denuncie.

A di 18 agosto 1559, dell'età di ottantatre anni, il papa si spense; ne gioirono specialmente i frati che aveva costretti alla disciplina, non che gli ebrei, da lui confinati nel Ghetto, gli eresiarchi e ben quattrocento carcerati cui il popolo spalancò le porte dopo aver gittato a terra la statua che prima gli aveva innalzata 3 ed infranto tutti gli stemmi del Caraffa.

Poche sono le benemerenze di questo papa che, rapporto all'arte ed ai monumenti possiamo registrare; a nessun grande lavoro in Roma Paolo IV ha legato il suo nome e difficilmente troveremo in tutta la città una lapide od uno stemma che lo ricordi. Ci resta di lui una medaglia, già enunciata, con ROMA RESVRGENS, che sta a ricordare, a detta del Bonanni, le cure di Paolo nel provvedere alle penurie della città ed ai danni da questa ricevuti in seguito alla guerra e da una forte alluvione del Tevere nel 1557, mettendo a disposizione della popolazione 50,000 Ducati ed altri 30,000 censiti per l'Annona. Paolo IV riposa in un bel monumento del Cerignola in S. Maria sopra Minerva. La statua sepolcrale del papa è di Pietro Ligorio.

1 Fu somma imprudenza per parte di Paolo IV il ricevere sdegnosamente l'ambasciatore di Elisabetta, regina d'Inghilterra spedito per annunciargli la sua assunzione al trono, ed il pretendere che la elezione al seggio d'Inghilterra, come feudo della Chiesa, spettava al papa.

2 BONANNI, 1, 263, IX.

Clemente VIII fece rialzare in Campidoglio quella statua dicente nella base:

PAVLO IV. P. M. SCELERUM VINDICI INTEGERRIMO CATHOLICAE FIDEI ACERRIMO PROPVGNATORI.

ZECCA.

Poco variata ed uniforme nei tipi è la monetazione di Paolo IV.

Il Ceuli che aveva in appalto la Zecca coniò:

[ocr errors]

Scudi d'oro di due tipi; uno con S PETRUS

[ocr errors][merged small]
[graphic][graphic][graphic][graphic][subsumed]
[ocr errors]

e l'altro con s PAVLVS ALMA ROMA 2 e nel diritto PAVLVS IIII PONT MAX, stemma papale.

Testoni in numerosi esemplari, ma tutti dello stesso tipo, senza data e con la solita cifra del Ceuli, accompagnata da segni

[graphic][graphic][ocr errors][merged small][merged small][merged small][graphic][graphic]
« PreviousContinue »