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Appena sparsasi in Roma la notizia della morte di Paolo IV il popolo si sollevò, invase il palazzo papale, bruciò gli archivi ed il carcere dell'Inquisizione e minacciò di dar fuoco alla Minerva se non veniva sgombrata dai domenicani. Fu decretato traditore della patria chi serbasse uno stemma dei Caraffa. Il conclave non potè riunirsi che il 4 settembre e dopo ostinati dibattimenti e straniere influenze si stabili di nominare un papa italiano. Scorsi oltre quattro mesi di sede vacante, quarantaquattro cardinali si accor darono sul nome di Giovanni Angelo de' Medici di Milano 2, che acclamato nella notte del Natale del 1559 fu incoronato, nel di della Epifania, col nome di Pio IV. Di carattere ameno e disinvolto, il nuovo papa era il rovescio del defunto

1 In tempo di sede vacante a dì 29 agosto 1559 fu creato governatore di Roma Carlo Grassi o de Grassis, di Bologna, vescovo di Montefiascone (CORN FIRMANO, diar. mss.), Gli successe ai 26 di marzo del 1560 Girolamo Butinoni vescovo di Sagona che era già stato governatore nel 1555. Nell'aprile 1563 fu surrogato da Alessandro Pallantieri, lo stesso che istituì il processo ai Caraffa e che dopo la revisione fatta fare da Pio V, dalla quale quei risultarono innocenti, ebbe a subire la pena di morte nel 1571.

3 Nacque da Bernardino e Cecilia Serbelloni, in Milano, il giorno 30 marzo 1499.

Paolo IV. Giureconsulto e politico sommo, amava il popolo ed era amico di tutti; lo chiamarono il padre dei poveri. Cominciò col riconoscere a Ferdinando l'impero assegnatogli da Carlo V. Perdonò al popolo romano gl'insulti alla memoria del suo predecessore ed i vandalismi commessi alla sua morte. Tagliando corto alla formalità della Inquisizione fece rimettere in libertà il cardinale Morone, riconosciuto innocente, dichiarando iniquo il suo processo. Ma fu severo ed inesorabile contro i Caraffa; condannò nella testa il cardinale Carlo come reo di aver indotto il papa suo zio a far la guerra ingannandolo, ed il fratello Giovanni duca di Paliano per colpe di lesa maestà e per l'uccisione della consorte Brianza di Ascalona. Fece pagare al cardinale Alfonso, reo di tumulti e di falso, centomila Scudi di ammenda 1.

Allo storico Pallavicini, Pio IV affermava, che non mai provò dolore simile per quella sentenza, ma debito di giustizia lo aveva indotto ad emanarla, esempio severo all'audacia del nipotismo. Così finì infatti questa piaga del papato che aveva avuto origine da Sisto IV. Ma al nipotismo politico succedette quello domestico e lo stesso Pio IV fece generale della Chiesa, con mille Scudi al mese, Federico Borromeo, suo nepote da parte della sorella, che andò sposo ad una figlia del duca di Urbino. Il Vaticano si onorò sotto Pio IV di uomini insigni come Carlo Borromeo, il Commendone, il Sirleto ed il Morone. Ai 18 gennaio del 1562 si riapriva il concilio di Trento e fu merito di Pio IV l'averlo condotto in porto, dandogli vera forma di amplissimo concordato. Il Ranke giustamente osserva « non dunque a Trento ma nelle corti e per trattati politici si appianarono le difficoltà al felice esito del concilio » 2. Nel concistoro del 26 gennaio 1564 il papa confermava le decisioni di quel concilio, che divenivano leggi per la cristianità dopo 18 anni che aveva durato.

Ma l'animo di questo grande pontefice non fu assorbito dal solo concilio che altre opere lo esaltano e di natura diversa. La Porta Pia, la strada che vi conduce dal Quirinale, la porta Flaminia, l'Angelica, il palazzo dei Conservatori, il restauro dell'acquedotto dell'acqua Vergine, i bastioni di Castel S. Angelo, la chiesa di S. Maria degli Angeli alle Terme, il tempio di S. Caterina de' Funari, quello di S. Angelo in Borgo e molti altri restauri di chiese; nel Vaticano il proseguimento delle opere di Giulio II e tanti lavori, attestati dalle numerose lapidi che oggi ancora si trovano al loro posto; e fuori di Roma il porto di Civitavecchia, a Bologna l'Università ed altre costruzioni fanno annoverare questo pontefice tra i più operosi e zelanti per lo sviluppo artistico e scientifico di Roma e per il benessere del suo Stato. Un distico di Papirio Massone 3 fa dire alla città

Marmoream me fecit, eram quum terrea, Caesar,

Aurea sub Quarto sum modo facta Pio.

1 Questi processi furono riveduti sotto Pio V e ritrattata la sentenza.

In memoria della chiusura di quel concilio fu coniatala medaglia con TV AVTEM · IPSE ES che descriveremo in seguito. Alla repubblica di Venezia, che aveva accettato senza alcuna limitazione i decreti di quel concilio, il papa donò il palazzo di S. Marco, in cambio di un edificio di Venezia per il nunzio pontificio.

MASSONE P., De Episcopis Urbis, p. 412.

Per tutte queste grandi opere Pio IV ebbe bisogno di somme enormi di denaro e fu costretto di aggravare Roma e lo Stato di imposte, tributi e gabelle donde scaturi forte malcontento tra la popolazione.

Il grande numero di medaglie che furono coniate durante quel pontificato ci rivelano ed esaltano l'opera di Pio IV più di quello che non fanno le monete che nulla di nuovo ci offrono nello stile e composizione. Gli incisori preferivano rivelarsi nelle medaglie ove, come avremo campo di osservare, prodigavano tutto il loro talento e sbrigliavano la loro fantasia '.

Scampato per miracolo dal pericolo di una congiura contro la sua vita, nell'età di sessantasei anni ed otto mesi, Pio IV spirò nelle braccia di Filippo Neri e Carlo Borromeo il 9 dicembre 1565. Fu sepolto in Vaticano ma ai 4 giugno 1683 le sue ceneri furono trasportate nella chiesa di s. Maria degli Angeli da lui fatta costruire profittando di una delle grandi aule delle Terme Diocleziane. Il sepolcro di Pio IV fu eseguito sopra disegno di Michelangelo.

ZECCA.

Durante la Sede vacante del 1559 e tutto il pontificato di Pio IV la Zecca di Roma rimase appaltata allo zecchiere De Ceulis pisano che l'aveva ottenuta per anni sette, con i capitoli del 20 aprile 1554, al tempo di Paolo IV.

2

Impiegati alla Zecca si trovavano i fratelli Gian Giacomo e Gian Federico Bonzagni, Alessandro Cesati, Giovanni Antonio Rossi o De Rossi, un tale Angelo che figurava nei pagamenti come incisore segreto 3 e Simone Pallante del quale conosciamo una medaglia di Pio IV, da lui firmata, con PIETATI · PONTIFICIE *.

1 Dai conti della Zecca si rileva come Pio IV facesse coniare un numero considervole di medaglie d'oro per distribuirle in diverse solennità, come p. es. il giorno di s. Pietro e per darle agli ambasciatori ed alle persone di sua famiglia, o per indirizzarle ai principi ed agli altri alti personaggi delle corti d'Europa (PLON., App., p. 395).

Come tesorieri troviamo nel 1559 Cristoforo Cenci, nel 1560 Donato Mattei Minale e tesor. segreto Roberto Ubaldini, nel 1561 tes. seg. Francesco Formento. 2 Girolamo Ceuli stimò nel novembre 1561 le gioie di donna Virginia Rovere consorte del Conte Federico Borromeo (Not. Bellisario, 1530-1605) insieme al tesoriere segreto del papa Francesco Formento e Bartolomeo Bolgaro da Como, orefice della corte papale (Bartolotti, I, 303).

3 Tra le medaglie di Pio IV una se ne trova con le iniziali A. F. che potrebbero leggersi angelvs fecit.

4 BON., I, 271, XIII. Nel 1560 comparisce un tal Vincenzo Mantovano, orefice, come incisore di medaglie.

Di tutti questi incisori, come vedremo, si fa cenno nei mandati della tesoreria. Di un altro incisore di nome Tommaso de Christianis impiegato alla Zecca di Roma al tempo di Pio IV (tra il 1559 ed il 1565) ci dà notizia il Bertolotti; e nel 1560 troviamo come incisore dei sigilli Federico Cicciolo ed anche Marco Arco, allievo del Cesati, del collegio degli orefici di Roma, che coniava medaglie per quel pontefice.

I

Nel 1560 morì in Roma l'incisore medaglista Francesco di Girolamo Ortensi, detto dal Prato, fiorentino, ma non ci risulta che abbia lavorato alla Zecca 2.

Nel 1560 a dì 6 settembre il cardinale camerario Guido Ascanio Sforza di S. Fiora, in vista delle frodi che facevano i banchieri ed i mercanti nel pesare gli Scudi d'oro. ordinò che ognuno di essi dovesse prelevare dalla Zecca di Roma un peso campione equivalente ad uno Scudo d'oro per adoperarlo esclusivamente nelle contrattazioni degli affari 3.

Nel novembre 1560 troviamo che furono pagati Ducati 54 a Pirro Ligorio pittore ed architetto napoletano e per lui a Giovanni Antonio De Rossi per la valuta di medaglie vendute al card. Giovanni de' Medici (poi Pio IV).

Nell'agosto 1561 Alessandro Cesati e Giovanni Antonio De Rossi ricevettero Ducati 28 per alcune medaglie fatte in occasione della festa di s. Pietro. Che la Zecca coniasse anche le medaglie ci viene assicurato da varii mandati a favore del De Rossi stampatore della Zecca pro manu precii typorum vulgariter ponzonaria appellata, fatti per il servizio della Zecca stessa.

Il 22 dicembre 1562 il cardinale camerario proibi con un bando, atteso l'eccessivo aggio sulle monete d'oro, che in Roma e nello Stato della Chiesa si usassero altre monete che non fossero quelle coniate nelle Zecche di Roma, di Ancona e Macerata sotto pena di 2000 Scudi di ammenda. Si vietava ancora

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FORRER, Biogr. Notice etc. in M. N. C., 1899, col. 3550. Forse si tratta del futuro medaglista di Gregorio XIII, conosciuto col nome di Federico Cocciolo o Cocolla (FED. COC.).

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2 Di lui conosciamo una medaglia postuma di Clemente VIII con il Cristo alla colonna e la leggenda POST MVLTA PLVRIMA RESTANT, FORRER op. cit., 1908, col. 10531.

3 Div. Cam. Pii IIII, tom. 202, p. 49 v.

che si spendessero i Clementi ed i Grossi da 27 Quattrini, ed i Castroni 2, che erano monete logore e tosate.

Ai 30 gennaio 1563 lo stesso camerario emanò un bando per ordinare che i possessori degli Scudi di Urbino si dovessero recare alla Zecca di Roma nello spazio di otto giorni e cambiare quelle monete ricevendo dallo zecchiere il prezzo di nove Baiocchi e mezzo per ogni Giulio.

Nel 1563 fu nominato presidente della Zecca di Roma Mons. Giulio Sauli 3 come rileviamo da un foglio dell'archivio vaticano 4.

In questo stesso archivio (arm. IV, tom. 76) si trovano diversi ordini per i banchieri, circa il calo delle monete, la perfezione dell'oro ecc. sotto il titolo di Statuti del presidente della Zecca e ciò dal 1563 al 1609.

Ai 10 gennaio 1565 mori in Roma Gian Giacomo Bonzagna che fu seppellito nell'oratorio di s. Rocco ove gli fu posta una epigrafe nella quale è ricordato come Antiquorum numismatum imitator excellentissimus 5.

MONETE.

In tempo di Sede vacante per la morte di Paolo IV, cioè dal 18 agosto al 25 dicembre 1559 furono dalla Zecca di Roma

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Antica moneta del tempo di Clemente VII (1525-1534).

2 Monete del ducato di Castro.

3 Creato nel 1549 chierico di Camera ne divenne decano e poi nel 1565 ai 29 ottobre fu consacrato vescovo di Brugnate.

4 Armad., IV, t. 84, n. 72.

5 ZANETTI V., Zecca di Parma, p. 168 « In S. Rocco di Roma esisteva una iscrizione che ora si trova copiata in certe schede del Monastero di san Giovanni Evangelista di Parma che diceva: JO IACOBO BONZANIO PARMENSI etc., IO FRIDERICVS. FRATER... POSVIT VIXIT ANN LVII MENSES X DIES XXI. OBIIT ANNO DMD LXV DIE X. IANNVARI.

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