Page images
PDF
EPUB
[merged small][graphic][subsumed][merged small][merged small][merged small][merged small]

Michele Ghislieri, figlio di Paolo Ghislieri e di Domenica Angeri, nacque in Bosco presso Alessandria. Entrò nell'ordine domenicano e fu nominato inquisitore a Como ed a Bergamo, quindi commissario dell' Inquisizione a Roma. Vescovo di Nepi e poi di Mondovi, fu fatto cardinale da Paolo IV nel 1557. Nel conclave per la morte di Paolo IV durato 29 giorni, il 7 gennaio 1566 venne eletto papa dai cinquantadue cardinali ivi riuniti ed il 17 dello stesso mese fu incoronato col nome di Pio V, essendo in età di sessantadue anni. Abituato all' astinenza ed alla disciplina monastica, cominciò il suo pontificato con severa riforma nella corte. Ordinò un censimento dei poveri ed emise editti in loro favore e contro gli speculatori. Trovandosi la città in grave penuria di grano, ne fece venire a spese della Camera Apostolica per la somma di 100 000 Scudi d'oro e rivendere a prezzi mitissimi, punendo con forti condanne chi l'incettasse o vi speculasse a danno della popolazione. Si trova che dicesse : « Qui abscondit frumentum maledicetur in populis; benedictio autem super caput

vendentium ». Umile e disinteressato per la sua persona, era ambizioso di onori e di potenza per la Santa Sede, e talmente austero e rigido in materia di fede, che molti storici lo rimproverano di essersi, per malinteso zelo, appigliato alle vie del rigore ed anche della crudeltà. Inesorabile contro gli eretici, scomunicò la regina d'Inghilterra e quella di Navarra. Roma fu sempre teatro di messe solenni, di processioni, di Te Deum, di Giubbilei, e di ogni sorta di preghiere per le notizie che giungevano dalla Francia e dalle Fiandre nella lotta e nella persecuzione contro gli Ugonotti e gli scismatici. Con terribile giustizia fece mozzare la testa al Pallentieri, giudice processante nella causa dei Carafa (') e minacciò gravi pene ai violatori del culto ed ai bestemmiatori. Cacciò le meretrici, ridusse in quartieri chiusi gli ebrei, concentrandoli in Roma ed Ancona. L'Inquisizione, sotto Pio V, potè svolgere la sua azione senza contrasti, e roghi e patiboli funzionarono senza tregua. Nell'ottobre del 1567 Pio V scongiura con lettera il doge veneziano, Gerolamo Priuli, di soccorrere la Francia nella sua lotta di religione e di salvare l'Italia minacciata dal turco. Ai 3 luglio 1566 pubblicò la Bolla Ex superna dispositionis contro gli assassini, sicari, banditi ed altri malviventi, e contro chiunque avesse dato loro ricetto o prestato difesa e assistenza. Con altra Bolla del 24 maggio 1567 approvò il nuovo Statuto del popolo romano (2). Il 1. maggio del 1570, Pio V indisse il Giubbileo per implorare da Dio aiuto contro Selim II che, violato il patto giurato con i Veneziani, aveva intentato la guerra contro i cristiani ed espugnata l'isola di Cipro. Nel concistoro del 25 maggio 1571 fu conclusa l'alleanza tra Roma, Venezia e Spagna cui si unirono Firenze, Savoia, Ferrara, Urbino, Parma, Mantova, Genova e Lucca. Il comando generale fu affidato a Giovanni d'Austria, quello della divisione pontificia a Marcantonio Colonna, della spagnola al genovese Andrea Doria, e della veneta a Barbarigo, ed il 7 ottobre s' incontrarono a Lepanto le flotte. La battaglia terribile tra la civiltà e la barbarie, tra la croce e la mezza luna, fini con la completa disfatta della flotta ottomana. In Roma trionfò il Colonna che vi fece solenne ingresso il 4 dicembre 1571. Il Senato ed il popolo gli eressero archi trionfali con la scritta « A M. Antonio Colonna, generale della flotta pontificia, avendo ben meritato della Sede Apostolica, della salute dei confederati e della dignità del popolo romano S. P. Q. R. ». Pio Ve Marcantonio si abbracciarono in Vaticano e sul Campidoglio si leggeva « Adhuc viget virtus, flagrat amor, pollet pietas » ed una colonna di argento votiva fu portata nella Chiesa dell'Aracoeli. Il 1. maggio 1572 Pio V morì in Vaticano, rimpianto dai romani che lo vollero proclamare santo (3).

(1) Vedi Annali (Pio IV).

(2) Questo statuto fu compilato dai deputati Antonio Vellio, Marco Gabrielli e Marco Antonio Borghese avvocati concistoriali; Domizio e Tommaso Cavalieri, Vincenzo Nobili, Pietro Tharo, Vincenzo Parenti, Galeazzo Poggi, Antonio Mazza e Luca Peto dottori in diritto.

(3) Fu venerato sugli altari nell'anno 1710. È inumato in S. M. Maggiore nella cappella Sistina.

L'opera del papa, come capo della cristianità, non impedi a Pio V di consacrare le sue cure all'agricoltura, al commercio ed al progresso di Roma e del suo Stato. Dobbiamo a lui la costruzione ed il restauro di molte chiese, di ospedali cui prepose l'ordine di S. Giovanni di Dio, l'ampliamento della Sapienza, ecc. Con l'opera del Vignola ridusse allo stato attuale il palazzo della Congregazione del S. Offizio. Ultimò il soffitto della Basilica Lateranense. Nel palazzo Vaticano fabbricò un appartamento con cappella, e l'abitazione degli svizzeri. Donò al Campidoglio le statue che erano in Belvedere al Vaticano. Parte delle mura di Roma furono da lui fatte restaurare ed aprì le vie Bonella ed Alessandrina (,). Fuori di Roma sono da ricordare il collegio Ghislieri in Pavia ed il tempio di Santa Croce dell'ordine dei Predicatori in Bosco, ove aveva fatto anche preparare la sua tomba (2); le fortificazioni di Ancona, e di Civitavecchia. Alcune medaglie che illustreremo in seguito, ricordano molte di queste opere come altre stanno a commemorare le grandi benemerenze di questo pontefice uno dei più venerabili della Chiesa romana.

(1) Queste due vie presero il nome, l'una dal Card. Bonelli, nipote del papa, e l'altra dal nome del Cardinale Alessandrino, come comunemente era chiamato tanto Pio V che il suo nipote, per essere nati nel territorio di Alessandria.

(2) G. CATENA, Vita del gloriosissimo Papa Pio V' etc., Roma, 1647.

ZECCA

Durante la Sede vacante del 1565-1566 il card. camerlengo Vitellio Vitellozzo ordinò a Girolamo Ceuli, zecchiere di Roma, di

[graphic][graphic]

coniare i così detti Testoni d'argento equivalenti a tre Giuli (1); ma di fatto queste monete non si conoscono. La Zecca di Roma conio un solo Giulio con SEDE VACANTE 1565 intorno allo stemma del card. camerlengo Vitellozzo Vitelli (che era stato nominato a quell'ufficio ai 10 di novembre del 1564) e nel rovescio SANT PETRVS · ALMA ROMA con la figura di S. Pietro (2) e la sigla del Ceuli. La Zecca di Macerata e quella di Ancona coniarono Testoni e Giuli del tipo solito.

Sotto Pio V la Zecca di Roma riprese la coniazione del Ducato di Camera, che era stata tralasciata durante il pontificato dei predecessori, ed il camerlengo sul principio dell'anno 1566 rinnovò allo zecchiere Ceuli le patenti, perchè potesse coniare monete d'oro e di argento.

Con i capitoli di Zecca, conclusi il 29 luglio dello stesso anno, fu a lui ordinato di coniare Fiorini o Ducati di Camera della stessa lega dei Ducati papali; cioè al fino di 24 carati, e del peso di grani 69 ed 1/8 (grammi 3,395 circa) cioè al taglio di cento per libbra. Negli stessi capitoli si dice che questi Fiorini di Camera dovevano portare nel diritto lo stemma papale e le lettere intorno PIVS V PONTIF MAX ovvero altra immagine ad arbitrio della C. Apostolica; e nel rovescio S PETRVS ALMA ROMA con la

(1) Div. Cam. Pii IV, tom. 218, p. 168, v.

(2) SER., M. V. t. XLIV, n. 10.

[ocr errors]
« PreviousContinue »