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Ugo Boncompagni di Bologna nel conclave, che si era adunato dopo la morte di Pio V, in Vaticano, fu, dai cinquantadue cardinali, scelto ed acclamato papa, dopo soli tre giorni di riunione. Il 13 maggio 1572 fu eletto ed il 20 coronato e prese il nome di Gregorio XIII. Aveva settant'anni (). In gioventù, prima di farsi ecclesiastico, da una donna libera ebbe un figlio, da lui poi legittimato, che se non dimenticò, nemmeno troppo esaltò durante il suo pontificato (2). Fu illustre professore di canoni nella sua patria, giureconsulto e deputato da Pio IV al concilio di Trento;

(1) Nacque in Bologna a di 7 febbraio 1502, da Cristoforo Boncompagni e da Angela o Agnese Marescalchi.

(2) Giacomo Boncompagni fu ricolmato di dignità, di feudi e di ricchezze, ma poscia, venuto in dissidio col proprio genitore, fu continato in Perugia, da dove non fu richiamato che per reiterate istanze di principi ragguardevoli (MoRONI, Dizion., XXXII, p. 303). Il Senato romano aggregò Giacomo alla nobiltà romana dopo la morte di Gregorio XIII.

esperto negli affari di stato, era d'indole facile ma severa. Ebbe laborioso il suo pontificato. La nefanda notte di S. Bartolomeo (24 agosto 1572) porse agli eretici occasione d'inveire contro i cattolici ed il papato; e forse nocque non poco alla fama di questo pontefice la manifestazione di giubilo, in seguito deplorata, alla quale si diede con tutta la curia alla notizia di quella strage. Rimane, testimonio di quella soddisfazione, una medaglia con l'iscrizione Vgonottorvm STRAGES, ove nel rovescio l'incisore della Zecca pontificia Federico Bonzagna delineò un angelo che armato di croce e spada sconfigge gli eretici ('). Si vuole, a discolpa del pontefice, che questo triste ricordo fosse stato ispirato dal cardinale Carlo di Lorena, fratello del duca di Guisa, assassinato dal calvinista Poltrot; ma non comprendiamo come quel cardinale potesse aver ingerenza nella Zecca papale, ove realmente quella medaglia fu coniata e che porta il busto di Gregorio XIII e la leggenda GREGORIVS · XIII' PONT · MAX · AN'I 'F'P' (Federicus Parmensis).

Gregorio era deciso a proseguire la lotta contro i Turchi, ma le emule Spagna e Venezia non mostravano di avere grande voglia di aderire ai desideri del pontefice. In Genova spediì il cardinale Morone per far cessare la guerra civile, che, unita alla peste che desolava l'Italia, tanto noceva ai cristiani ed al commercio con il Levante (2). Altre discordie cercò di comporre, come quella dei Veneti con i cavalieri di Gerusalemme, i disgusti dei reggenti di Milano e di Napoli, quelli con i nobili dello stato pontificio restii ai pagamenti dei loro tributi. In Firenze avvenivano scandali e scene di sangue. Solo il duca di Savoia Emanuele Filiberto, illustre capitano, politico e legislatore, con operosa vigilanza ricuperava e riformava il suo stato, e per autorità di Gregorio si nomò gran maestro dell' Ordine Mauriziano, al quale aggiungeva quello di S. Lazzaro. Con non minore zelo esplicò fuori d'Italia la sua operosità nel dare consigli, offrire mediazioni e conforti alle potenze cattoliche. Fondò collegi in Roma, a Gratz, a Vienna ed altrove, sussidiandoli con la sua borsa (3). Roma ritornò come una volta l'ispiratrice della scienza a tutto il mondo cattolico.

Gregorio XIII indisse per l'anno 1575 il Giubileo universale, e Roma vide fra le sue mura un numero stragrande di pellegrini e visitatori (1). Questo anno santo fu uno dei più rinomati sia per concorso di gente che per le opere pie e festività che furono celebrate. Gregorio XIII fece preparare per tutto lo Stato della Chiesa comodi alloggi ben forniti di tutto,

(1) BONANNI, I, p. 323, XXVII.

(2) Vedi una medaglia coniata per commemorare quella pace in BoN., I, p. 323, n. XXXII.

(3) Il Ranke ed il Baronio calcolano a due milioni di Scudi gli eventuali soccorsi distribuiti agli studiosi.

(4) Fece distribuire ai luoghi pii ed ai poveri la somma di 15 000 Scudi d'oro e dal Castel S. Angelo, ove si custodiva il tesoro dello Stato, fece prelevare 50000 Scudi per l'acquisto del frumento, di cui abbisognava la popolazione, facendo costruire alle Terme Diocleziane appositi locali per l'Annona, in previsione dell'anno santo indetto per il 1575.

dispose la maggior sicurezza nelle vie che conducevano a Roma. Con bolla in data 10 di maggio del 1574 assegnò la durata del Giubileo dai primi vespri del Natale di quell'anno a quelli dell'anno prossimo 1575. Inviò lettere a Massimiliano II, imperatore, re dei Romani, e ad altri re e principi cristiani, perchè rendessero sicure le strade ai pellegrini e somministrassero limosine ai bisognosi. Si racconta come nell'aprire la Porta Santa della basilica vaticana al papa si rompesse in mano il martello di argento dorato e si ferisse in un dito. Ad aprire le altre Porte Sante di S. Paolo, di S. Giovanni e di S. M. Maggiore furono destinati rispettivamente i cardinali Morone, Sitico di Altemps ed Alessandro Sforza. All'Altemps, ammalato di podagra, si sostituì il card. M. Antonio Colonna. Intervennero a questo Giubileo Torquato Tasso, S. Carlo Borromeo, S. Filippo Neri, il vicerè di Napoli Card. Ant. Granvela, il principe Ernesto di Baviera e Carlo Federico di Cleves, che morì, nell'anno, in Vaticano, ove era ospite del papa (1), il duca di Olech polacco, il duca di Parma Ottavio Farnese, un greco della casa dei Paleologhi e molti altri personaggi tedeschi e francesi; e, tra le donne di alto lignaggio, la duchessa di Urbino Vittoria Farnese, la contessa d'Aremberg fiamminga. Quantunque la peste facesse fiera strage in molte città d'Italia e nell'isola di Sicilia, ove solo a Messina morirono 65000 persone, Roma rimase immune in tanta affluenza di gente. Alla Trinità dei pellegrini furono alloggiate 360000 persone. Molte opere pubbliche furono compiute in quell'anno, come il restauro provvisorio del ponte senatorio, il portico di S. M. Maggiore, il palazzo dell'Annona e la via che dalla basilica Liberiana va a quella Lateranense (2). In quell'occasione furono coniate molte monete e medaglie, delle quali ci occuperemo in seguito. Ma quel pontefice va giustamente celebrato per la grande riforma del calendario. Convocati in Roma i più valenti scienziati, come il perugino Ignazio Danti domenicano, il gesuita Cristoforo Clavio di Bamberga, il Sirleto, i fratelli Luigi e Antonio Lilio, dopo maturi studî, l'anno 1582 pubblicò il nuovo calendario che fermava l'anno in 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e 12 secondi, con l'anno bisestile ogni quattro. Dobbiamo credere che in questa occasione sia stata coniata la medaglia con la leggenda NON · EST · QVI · SE· ABSCONDAT · A · CALORE · EIVS', ove si vede disegnato il mondo, lo zodiaco, il sole e gli astri e l'altra con ANNO RESTITVTO M.D.LXXXII (3).

Gli ultimi anni di Gregorio furono amareggiati dagli avvenimenti che minacciavano, oltre all'autorità, anche la compagine dello stato ecclesiastico. Le fazioni guelfe e ghibelline si erano ridestate; bande armate, capitanate da Alfonso Piccolomini, da Roberto Malatesta e da altri nobili,

(1) Nella chiesa di S. M. dell'Anima si può vedere il sepolcro di questo personaggio, opera di Gilles de Rivière e di Nicolò d'Arras.

(2) Per maggiori dettagli vedi la Istoria degli Anni Santi di DOM. M. MANNI, Firenze, 1750.

(3) BONANNI. p. 323, LXII e LIX. La riforma del calendario è anche ricordata in un bassorilievo, del Rusconi, sul monumento di questo papa nella basilica di S. Pietro.

riluttanti alle rivendicazioni dei feudi e dei tributi, scorrazzavano per ogni dove. Gregorio XIII spedi contro di loro il figliuolo Giacomo Boncompagni con buon nerbo di milizie, dando al card. Sforza pieni poteri, come l'ebbe dati altra volta all'Albornoz Urbano V. Ma agli inseguiti offrivano ricetto gli stati confinanti, mal disposti anch'essi contro il papa per contese di diritti di signoria ed anche spirituali. Persino in Roma e nella campagna romana (') si propagò il contagio della ribellione e divenne questa città un covo di congiure e di delitti. Gregorio XIII, affranto dal dolore di veder falliti tutti i suoi sforzi per scongiurare tanti mali che funestavano non il solo suo Stato ma tutto il mondo cristiano, vecchio di ottantatre anni morì in Vaticano il giorno 10 aprile dell'anno 1585. Si vuole che morendo esclamasse: «Svegliati, o Signore, e provvedi a Sion ». Fu sepolto presso la cappella che da lui si nomina gregoriana, nella Basilica Vaticana, in un bel monumento, opera di Giuseppe Rusconi, a spese del card. Girolamo Boncompagni suo nipote e di Giacomo suo figlio. Il pontificato di Gregorio XIII rifulse per le molte opere eseguite dietro suo ordine e per la grande prodigalità e zelo spiegato, non solo verso i monumenti d' indole religiosa, ma più specialmente in opere di pubblica utilità e di interesse artistico. Le numerose medaglie coniate in suo onore ci danno il quadro quasi completo di tutti i lavori e le benemerenze di questo pontefice.

Notiamo primieramente i lavori nel Vaticano, cioè le pitture nella sala regia, il portico, la galleria delle carte geografiche; nella Basilica la cappella detta Gregoriana in onore di S. Gregorio Nazianzeno, dottore della Chiesa, per la quale spese oltre a 100 000 scudi d'oro; in città sul Campidoglio la grande torre campanaria con i disegni di Martino Longo seniore; le balaustrate ove fece trasportare i colossi di Castore e Polluce ed i trofei detti di Mario; il restauro del ponte senatorio che una piena del 1557 aveva rovinato (2); la conduttura dell'acqua Vergine; le fortificazioni di Castel S. Angelo; l'ospedale per gl'infermi; il Collegio Romano ed un numero grandissimo di restauri e di elargizioni alle chiese ed oratorî ed altri lavori di cui fanno testimonianza le numerose lapidi che s'incontrano nella città.

(1) Nei dintorni di Roma dominava col terrore, alla testa di bande di assassini e fuorusciti, un certo Ardeatino che si faceva chiamare il re della Campagna Romana. In Roma nel 1583 nacque tra i nobili ed i cittadini una tremenda zufla con i birri del papa, che costò la morte a Raimondo Orsini ad Ottavio de Rustici ed a Silla Savelli. Gregorio XIII fu costretto, per rimettere la pace, a deporre il governatore di Roma Vincenzo Portico ed il popolo furente fece macello di tutta la sbirraglia che gli capitò tra le mani (MORONI, Diz., vol. V, pag. 249).

(2) Paolo III e Giulio III furono i primi papi che decisero il restauro di quel l'antico ponte romano; ma le piene del Tevere del 1557 e del 1562 resero inutili quegli sforzi e tutti i nuovi lavori furono sempre travolti dalle acque. Gregorio XIII, con i disegni e l'opera di Matteo Castelli, volle riprendere quei restauri ed il giorno 21 luglio 1573 pose la prima pietra dei nuovi piloni da costruirsi. Lavoro che per la piena del 1598 fu nuovamente distrutto, nè fu più ritentato. Oggi un nuovo ponte lo sostituisce.

Fuori di Roma ricordiamo il tempio in onore di S. Gregorio (1) in Monte Porzio, paese sorto per iniziativa del pontefice; il restauro della via Flaminia da Otricoli a Narni per rendere più comoda la strada che conduceva i pellegrini alla Madonna di Loreto; il ponte che da lui prende il nome di Gregoriano, sul torrente Paglia, nelle vicinanze di Acquapendente e quello sul Montone presso Forlì.

In Bologna fece distruggere tutte le opere di fortificazione intraprese da Pio V ed i suoi concittadini gliene furono talmente grati, che gli vollero erigere una statua di bronzo nell'anno 1580, dandone commissione allo scultore Menganti, e gli dedicarono alcune medaglie. Una di queste con LEVATA ONERE PATRIA', è stata da molti erroneamente creduta uno Scudo di argento (2). I romani gli decretarono una statua in Campidoglio e fecero coniare una medaglia ove si legge GREGORIO XIII * P * M * OPT * PRINCIPI HVGONI · BONONIENSI · ANN * DNI · MDLXXVIII * S * P * Q * R * (3).

(1) Una medaglia riproduce il primo progetto della facciata di quel tempio, portato a compimento, l'anno 1569, dal principe G. B. Borghese, su disegni di Antonio Rinaldi.

(2) CINAGLI, n. 33; SCHIASSI, 44, 6 e SCILLA, P. 179.

(3) BONANNI, p. 323, n. LXI.

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