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ZECCA

L'appalto della Zecca di Roma fu, come abbiamo già veduto, parlando delle monete di Pio V, concesso a Girolamo Ceuli il 29 luglio dell'anno 1566 e doveva durare anni sette, cioè finire col 28 luglio del 1573.

Durante questo periodo di tempo infatti troviamo che tanto le monete di Pio V quanto quelle di Gregorio XIII sono contrasegnate dalla marca o sigla del Ceuli o dalla lettera .c.

Nel periodo della Sede Vacante del 1572 non furono coniate monete di oro e di argento e solo si è ritrovata una monetina di

mistura (Quattrino) con SEDE VACANTE 1572, stemma del card. Cornaro camerlengo, con chiavi e padiglione; nel rov. S PETRVS ALMA ROMA, mezza figura del Santo (1).

Per Gregorio XIII il Ceuli coniò:

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del pontefice a destra e nel rovescio LETAMINI GENTES ROMA,

il presepio (2).

(1) SER., M. I., t. XLV, n. 26, 27.

(2) Ibid., t. XLVII, n. 17.

Altri simili, ove in luogo del ritratto si trova lo stemma

papale, contrasegnati nel dir. e nel rov. dalla cifra del Ceuli (1).

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Di questi Testoni si trovano moltissime varietà di conio, con leggende più o meno corrette.

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Testoni con GREGORIVS XIII PONT M, busto a sin. e nel rov. VENITE AD ME OMNES ET EGO REFICIAM VOS

ROMA,

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Cristo nimbato che predica alle turbe, cifra. Anche di questi Testoni abbiamo un diritto con lo stemma (2) e molte varietà di conio. Giuli con GREGORIVS XIII PONT M, stemma e SANT

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PETRVS ALMA RQMA, figura di s. Pietro (3), cifra.

Altri con lo stesso diritto e nel rov. S

(1) SER., M. V., t. XLVII, n. 18, 19.

(2) Ibid., t. XLVIII, n. 19.

(3) Ibid., t. XLIX, n. 9.

PETRVS

ALMA

ROMA, figura di s. Pietro alquanto differente (1) cifra come sopra.

Il Cinagli riporta un esemplare che varia dai precedenti per la dici

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Giuli con GREGORIVS XIII PONT M, stemma e nel rov.

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GLORIOSI PRINCIPES TERRE AL R, busti accollati degli apostoli s. Pietro e s. Paolo (3), cifra.

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Il Cinagli riporta una mistura (forse un Quattrino) con EGO · SVM LVX MVNDI, testa del Salvatore con la cifra c che dobbiamo attribuire al Ceuli (1).

Al termine del contratto, cioè sul finire del mese di luglio del 1573, il Ceuli lasciò la Zecca di Roma, che a dì 16 dicembre dello stesso anno venne appaltata, dalla Camera apostolica, ad Alessandro degli Alessandri cittadino fiorentino per anni sette, da cominciare col giorno 16 dicembre 1573 (). Nei nuovi capitoli si legge che il D'Alessandri prometteva di battere ciascun anno quaranta mila Scudi d'oro in oro di car. 22, dei quali ne andavano 102 a libbra; dovevano contenere perciò ciascuno di fino grani 62 2 17 e pesare grani 67 13 17 (grammi 3.32 cir.). In essi si doveva imprimere quello che fosse piaciuto a S. Santità.

Egualmente doveva coniare cinquemila Ducati di Camera in oro di 24 carati, ed al taglio di 102 per libbra. Il fino ed il peso

(1) SER., J. I., t. XLIX, n. 292.

(2) CINAGLI, n. 195.

(3) SER., J. I., t. XLVIII, n. 22. Il Cinagli riporta al n. 170 uno di questi Giuli con le cifre A. C. sulla fede dello Scilla, p. 57. Ma, esaminato bene questo autore, non vi abbiamo trovato l'accenno a quelle cifre.

(4) CINAGLI, n. 274, collezione dell'autore.

(5) Era governatore di Roma Ludovico Taverna, milanese, eletto il 28 di agosto 1573, che durò in quell'ufficio fino al 29 dicembre 1576. Mori nel 1617 dopo aver avuto il vescovado di Lodi nel 1579 ed esser stato più volte nunzio apostolico sotto Gregorio XIII, Sisto V, e Clemente VIII.

di ciascuno di questi Ducati era di grani 67 13/17. Oltre a queste monete d'oro il D'Alessandri si obbligava di coniare ogni anno Scudi cento mila di moneta d'argento, di lega oncie undici per libbra, cioè, in Testoni di tre Giuli l'uno, Scudi quarantacinque mila (del peso di grani 195 66, 106 cioè di grammi 9,70 c., e di fino grani 179 34/106); in Giuli, Scudi cinquanta mila, al taglio di 106 per libbra (grani 65 22/106 ovvero grammi 3,20 c.); in Grossi e Mezzi Grossi, Scudi cinque mila, al taglio, per i Grossi di 212 per libbra (grani 32 64, 106 o grammi 1,60 c.) e per i Mezzi Grossi in proporzione. Poteva egualmente coniare seimila libbre di Quattrini ciascun anno, con 20 denari di argento fino ed al taglio di 480 per libbra (al fino cioè di grani di argento, ed al peso di gr. 14 192 480 ovvero di grammi 0,77 c.).

Il D'Alessandri, non sappiamo per quali ragioni, non compi il settennio d'appalto; infatti vedremo come nell'ottobre del 1575 la Zecca passò nelle mani di Guglielmo Troncio, pisano. Nè ci è dato precisare quali monete abbia realmente coniate il D'Alessandri nel periodo di sua gestione.

Troviamo sopra alcuni Testoni e Giuli del 1575 e sopra altri senza data la cifra & che, non essendo attribuibile ad alcun altro zecchiere del tempo, potrebbe essere quella del D'Alessandri. Le monete che portano quella cifra sono le seguenti:

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Testoni con GREGORIVS XIII PONT M, fice a destra e nel rov. ET TIBI DABO CLAVES

busto del ponte

ROMA, S. Pietro

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genuflesso riceve le chiavi dal Redentore (1), cifra; la testa del pon

tefice è trattata con grande maestria.

(1) SER., M. I., t. XLVII, n. 9.

Altri simili ove in luogo del busto vi è lo stemma papale (1).

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Testoni dell'anno Santo con GREGORIVS XIII PONT M', busto del pontefice e nel rov. IVSTI INTRABVNT · PER EAM ROMA,

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questa moneta contrasegnata come sopra tra due triangoli di purtini si hanno più varietà di conio.

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Giuli del Giubileo con GREGORIVS XIII PM, stemma e

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