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chè verso la fine del suo governo videsi instituita nel Capitolo la nuova dignità del Maestro delle Scuole (a) sostenuta tra il 1002 e il 100 da un Sacerdote chiamato Sigefredo (b), poscia da un altro detto Uomo-di-Dio (c), e in seguito da diversi, cui giova credere i più dotti del Clero. Con tal fervore qui si diede opera a far le buone Lettere, e le Arti liberali fiorire, che in breve volger di anni le Scuole di Parma chiamarono a sè i giovani più svegliati del secolo, come di taluno come di taluno potremo fra non molto mostrare. Si venne raffinando l'ingegno anche per quelle che noi chiamiamo belle Arti, nè il nostro magnifico Duomo, che in questo secolo stesso vedremo sorgere, dubitar ce ne lascia. Ma se acquistarono gl'intelletti miglior acume, assai perdettero i cuori della primiera semplicità. Gonfj d'orgoglio aspirarono alla indipendenza, divennero crudi contro i loro simili, licenziosi, irreligiosi, e malvagi; talchè dall'abbondanza de' vizj può dirsi che abbia in seguito ad aver molto pascolo la Storia nostra.

(a) Benchè dalle Coftituzioni del noftro Capitolo di Parma ordinate da Monsignor Bernardo da Carpi l'anno 1417 alla Parte II Rub. De Officio Magistri Scholarum rilevisi, che allora altra non fosse la cura di tal Dignità se non quella di regolar il Coro nel canto, in cui esser doveva eccellentemente istrutto chi la softeneva, e quella di ammaeftrare i Chierici nelle cose appartenenti al divin Uffizio; tuttavia ne' primi tempi è da credersi eftesa la cura del

Maeftro delle Scuole alla generale istruzione della gioventù. Così à creduto, parlando del Maestro delle Scuole della Chiesa di Treviri, Monsignor ab Honteim Hist. Trev. Dipl.

Pragm. Tom. I pag. 432. Veggasi il Glossario del Du-Cange alle voci Magister Scholarum, Scholasticus, e-Caput Schola.

(b) Veggasi il Tomo I Appendice N. LXXXIX, e XCII.

(c) Archiv. Capitolar. di Parma Sec. XI N. IV.

Travagliato il paese Lombardo per fame e peste, 1006 che nel 1005 e nel 1006 lo rendette quasi diserto, vogliono l'Ughelli e il Bordoni assunto a reggere la Chiesa Parmense un Elbungo, seder facendolo dal 1007 al 1013. I nostri monumenti però vestigio alcun non riserbano di tal nome, insegnandoci all'opposto, che tra Sigefredo II ed Ugo altri non governò questa Chiesa fuorchè Enrico; mentre un passo notabile della Vita di San Gioanni primo Abate del Monistero di Parma ci assicura, che Ugo sedette il terzo dopo Sigefredo (a); ed Ugo ftesso in un suo Privilegio del 1034 0 dell'anno seguente, i suoi antecessori accennando, non fa menzion che di Enrico, e di Sigefredo. Adunque a Sigefredo II successe Enrico, le cui ottime qualità così piacquero al Santo Arrigo Il Re di Germania, decorato poi nel 1013 anche della Corona d'Italia, 1013 ove fu il primo Re di tal nome, che alla carica di suo Cancelliere alzar lo volle (b). Simile munificenza aggiunse zelo al Prelato di vie più infiammare i Parmigiani a fedeltà verso il Re in mezzo alle dure contese, che softeneva pur anche dall' emulo Ardoied accoppiandovisi la vigilanza di Bernardo Conte del Contado noftro, il quale doveva ftare sul

no;

(a) Il passo opportuno si riferirà fra poco ad altro proposito.

(6) Il Tatti negli Annali Sacri di Como Dec. 2 pag. 835 porta un Diploma di Arrigo del 1013 segnato per mano di Enrico Vescovo Cancelliere. E' vero, che non si espri

me di che Città fosse Vescovo; ma
suppliscono a tal mancanza altri due
Diplomi del 1015 presso lo stesso
alle pag. 837 e 839, sotto de' qua-
li si legge: Heinricus Parmensis E-
piscopus Cancellarius vice Eve-
rardi Episcopi & Archicancellarii .

le armi, onde vietar almeno le nemiche incursioni, avvenne che Parma non si distolse punto dalla giurata ubbidienza, come c'insegnano tutte le carte rimafteci di que' giorni, sempre segnate degli anni del glorioso Regno di Arrigo. Gioja però qui si ebbe al 1014 faufto annunzio della sua Coronazione Imperiale eseguita nel seguente anno per mano del Pontefice Benedetto VIII, dopo la quale, accompagnato dal noftro prelodato Vescovo, scese in Romagna (a), e in Lombardía (6), e passò quindi in Germania.

zo,

La elezione di Arrigo sì al Regno, come all'Impero era succeduta con approvazione de' possenti Marchesi d'Italia figliuoli e nipoti del più volte nominato Oberto Marchese e Conte del sacro Palazi quali, preftatagli ubbidienza, fatto gli avevano sperare softegno e difesa. Quattro furono codefti, come da certa divisione di alquanti beni loro argomenta il Muratori (c), e da tre di essi e da tre di essi origin ebbero i Marchesi chiamati poscia Eftensi, Pallavicini, e Malaspina. I nomi di tre ce li porge lo stesso autore, e sono: Oberto II progenitor degli Eftensi; Adalberto da noi veduto risedere in Soragna, e sopravvivere ad Oberto suo figliuolo; ed Alberto. Il quarto ce lo suggerisce il chiarissimo Avvocato Megliorotto Maccioni, chiamandolo Alberto-Obizzo, da cui de

(4) Veggasi un Diploma presso il
Muratori Antiquit. Ital. Med. Evi
Tom. VI Diss. 45 col. 13 dato in
Ravenna.

(b) Altri due dati in Pavia se ne
leggono, uno presso lo ftesso Tom.

III Diss. 39 col. 639, l'altro
presso il Zaccaría Della Badia di
Leno pag. 89. Un terzo segnato in
Verona ce lo dà lo ftesso Muratori
Tom. II Diss. 28 col. 799.

(c) Antich. Estensi P. I cap. 17.

duce la genealogía de' Malaspina (a). Alcuni Storici, come già dissi, pongono Adalberto per capo della discendenza Pallavicina ; ma la cosa non è ancora ben chiara, perchè con altrettanta probabilità derivar si potrebbe da Alberto, i cui eredi nel 1031 possedevano beni sul noftro Contado (b). Comunque sia, è fuor di dubbio la molta ricchezza di codesti Marchesi nelle parti noftre, nè sia lontan dal proposito farne alcun cenno. Il Signor Propofto Poggiali seguendo il Muratori dice, che Oberto II ebbe un prodigioso numero di Corti, Mansi, Poderi Massarizie, Castella, e Chiese di suo patronato per tutta l'Italia, e segnatamente nel Piacentino, e nel Contado Auciense, che secondo tutte le apparenze era quel gran tratto di paese situato fra Piacenza, Parma e Cremona, che lo Stato Pallavicino dicesi oggidr (c). Non è però vero, che il Contado Auciense l'odierno Stato Pallavicino si eftendesse, mentre abbracciava unicamente un tratto di paese lungo le rive dell' Arda intorno alla Corte Regia detta Maggiore, dove poi la nobil Terra di Cortemaggiore fondossi (d); nè sussiste che tal Contado

a

,

(a) Allegazione pro decernenda Treschietti Feudi Imper. Investitu ra. Pifis 1769 in 4.

(6) In una carta del 1032 dell'Archivio Capitolare Sec. X N. XXIX alcuni abitatori di Palasone fanno contratto de terra juris noftri quibus sunt positis in loco fundo trescasali, e danno per confinanti beredes quondam Alberti Marchio. Tom. II.

(c) Memorie Istoriche di Piacenza Tom. III pag. 263.

(d) L'Aucia aveva nome fin dal secolo IX, onde in una carta dell' 833 pubblicata prima dal Muratori, e poscia dal chiarissimo Tiraboschi Stor. della Bad. di Nonantola Tom. II pag. 48 s'incontra Signum manus Gariperti de Aucia. Che nell' Aucia esistesse la Corte Regia detta a 2

fosse allora in balía del Marchese Oberto, giacchè lo governava un Conte Lanfranco (a), al quale soggiacque parimente Piacenza (b). Ciò non pertanto Oberto stesso, i figliuoli, e i nipoti, come già dissi, ebbero dominio in Soragna, e in varj altri luoghi oltre il Taro sul Parmigiano, dove pure grandeggiò Adalberto, non senza possedervi anche gli altri pa

Maggiore ce lo insegna una carta tri luoghi giacessero ce lo insegna del 910 presso il Muratori Antiq. lo Statuto di Piacenza Lib. 6 Rub. Ital. Med. Evi Tom. II col. 5, 27: In Olzia Boseti ( hodie Boceper cui Lupo Advocatus Curtis dom- to) Zegniani ( hodie Cignano) Curni Regis Auce que dicitur maggiore, te Majoris, Florenzola &c. Era l'Au• chiedeva il censo a Lando Vescovo cia Contado sin dal 972, e lo prodi Cremona, che in un Placito mo- va una carta di tal anno presso l'Af. strò di non avere tal obbligazione. farosi Mem. Iftor. del Mon. di San L'uso di pronunziare il dittongo au Prospero di Reggio P. I pag. 367, per o, e talvolta per ol, come nelle cui è sottoscritto Dido de Comitatu voci laude, audire, gaudente, che Auciensi. Lodovico Re di Germa. trovansi pronunziate e scritte dagli nia nell'876 donò ad Ermengarda antichi lode, lolde, lalde, oldire, sua nipote Curtem majorem in Plagoldente, indusse gli abitanti a dire centino Comitatu, & in Aucia. Ocia, e Olcia, e poscia Oza, ed Murat. loc. cit. pag. 215 · Olza in vece di Aucia. Quindi è, che un miglio di qua da Cortemaggiore si trova la Villa di San Martino in Olza, e di là dall' Arda verso Fiorenzola una Possessione chiamata l'Oza, oltre all'aversi un al. tro villaggio di Olza in que' contorni. Di qui si vede, che Aucia fu nome comune a tutto il distretto di quel piccolo Contado, e non già il nome di una Terra, come fu di avviso il Muratori dove pensò, che, distrutto Auce Oppidum, potesse dalle sue ruine sorgere Borgo San Donnino. In tal distretto quanti al

(a) Lo stesso Muratori Antich. Eftens. P. I cap. 14 pag. 121 riferisce un documento del 1012, che fa menzione Lanfranchi Comitis hujus Comitatu Auciense.

(6) Dal Campi, e dal Poggiali si portano varie testimonianze in prova che Lanfranco fu Conte di Piacenza. Ma il chiarissimo Tiraboschi Stor. della Bad. di Nonantola Tom. II pag. 152 un giudicato riferisce di Lanfranco dell'anno 1021, ove si nomina: Lanfrancus Comes istius Placentine & Auciensis.

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